mercoledì 8 agosto 2012

... e il popolo non ha diritto a un futuro

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Proviamo a immaginare, un immigrante europeo di metà Ottocento, in arrivo sotto la statua della libertà, la testa piena di confuse speranze, consapevole solo di ciò che ha lasciato: una condizione di miseria in una società che le speranze gliele ha tolte tutte in cambio di un benessere che non lo riguarda né come individuo né come classe sociale. Il benessere è per i nobili, il clero, tutt’al più per le fasce alte della borghesia. Se non è uno schiavo, poco ci manca. Tutto è contro di lui, non ha possibilità di rivalsa: le leggi, i tribunali, la polizia lo sottomettono alla volontà di uomini come lui ma che per volontà divina gli sono superiori. Nella monarchia europea, la libertà, nonostante i rivolgimenti di cui gli hanno parlato, non è roba per tutti; sì e no che lo è per i borghesi che gli stanno sopra; lui è del popolo e il popolo non ha diritto a un futuro.

E che cosa conta di trovare?

Terre sconfinate, occasioni di crescita economia e sociale ottenibili in cambio di duro lavoro, fiducia in se stessi, nelle proprie capacità; ma soprattutto libertà, nessuno cui essere sottomessi, niente re, niente aristocrazia, niente clero, solo uomini tra uomini… forse c’era un margine di utopia in tutto questo, ma valeva la pena di tentare. E poi se si era fortunati si poteva trovare anche l’oro…

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