Oggi è
abbastanza facile criticare e perfino ridicolizzare il ‘sogno americano’ –che
sarebbe più giusto chiamare ‘sogno euroasiatico’ perché i suoi primi
sognatori sono stati soprattutto derelitti europei ed asiatici– , ma per
comprenderlo nella sua vastità e nelle sue motivazioni bisogna rifarsi alle
condizioni ancora quasi feudali in cui si dibattono tra guerre ed oppressioni
le popolazioni del ‘Vecchio Mondo’. La parola ‘libertà’, oggi usurata fin
quasi all’insignificanza, era, ed in parte ancora è, fisicamente
rappresentata dagli immensi territori a oriente delle Montagne rocciose,
aperti allo sfruttamento agricolo, minerario ed industriale. Perché questo
sfruttamento si realizzasse e producesse ricchezze e benessere occorrevano
lavoro, intraprendenza e una buona dose di prepotenza che gli immigrati si
portavano dietro dai loro paesi di origine. È bene infatti ricordare che in quegli
immensi territori c’era già chi ci viveva, uomini e animali, ma questa è
un’altra storia…
In tempi più recenti il ‘sogno americano’ si è
incanalato per altre vie. A una prima avvisaglia di intolleranza ‘ecologica’
–avvisaglia che, come tutto in America, acquistò subito dimensioni critiche–
il grande sogno reagì approfittando della follia scatenatasi in Europa,
follia che gli aprì le strade dell’intervenzione armata, percorsa con un
successo economico anche se con una serie di insuccessi militari fino ai
giorni nostri. La ‘libertà’ che un tempo salutava –in effige e in
prospettiva– gli immigrati in arrivo al porto di New York, ora stava
diventando, per una buona parte della popolazione mondiale, un simbolo di
prepotenza non più tollerabile. Costretto a difendersi, il ‘sogno americano’
attacca, ma i suoi attacchi, nonché rafforzarlo, lo indeboliscono, lo
costringono, per sopravvivere, alla violenza, all’assassinio. Nel frattempo
un’altra via gli si è aperta: internet e l’industria informatica, in larga parte
dominata dall’iniziativa americana, stavano costruendo una nuova forma di
egemonia, assai più insidiosa di quella costruita con le armi: l’egemonia
mediatica, capace di agire direttamente sui cervelli, formandoli su modelli
di crescita ecologicamente e socialmente insostenibili. Se questi modelli,
come fanno, attecchiscono a livello mondiale, c’è da domandarsi chi è il
beneficiario. Certo non la vecchia statua che la Rivoluzione francese ha
regalato alla nazione americana, né l’umanità intera o la vita sulla terra
–le quali anzi cominciano ad accorgersi della regressione mentale che
accompagna il progresso tecnologico– ma, banalmente, la nuova classe dei
super ricchi, che ha sostituito quella eroica dei pionieri. Ne sappiamo
qualcosa anche noi italiani che i pionieri neppure li abbiamo conosciuti.
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giovedì 2 agosto 2012
Il sogno americano
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