venerdì 31 agosto 2012

... diritto di nascita ad ‘avere’...


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La situazione economica è quella che è, ed è profondamente ingiusto attribuirne la responsabilità a questa o quella persona o classe sociale o forma di governo. I meccanismi che determinano queste situazioni sono fuori della portata del singolo e dei gruppi umani, e hanno una dimensione statistica più che puntuale. Sottostanno alle leggi dei grandi numeri e queste le possiamo tutt’al più conoscere, non modificare.
Non mi meraviglierei se qualche difensore dei grandi numeri –nel portafoglio di pochi– adduca argomenti del genere per due ragioni della forma del mondo. Non c’è nulla di ineluttabile nella sperequazione che costringe alla povertà una così grande parte della popolazione mondiale, nessuna legge matematica che giustifichi un tale stato di fatto. C’è solo l’avidità di singoli individui e il suo contagio, esteso a interi stati sociali, convinti del diritto di nascita ad ‘avere’ senza la contropartita del ‘dare’. Credevamo che col tramonto del feudalesimo fosse tramontato anche quel tipo di distribuzione della ricchezza, tanto più che, con il progredire delle tecniche da sfruttamento a produzione, l’emergente borghesia avrebbe potuto eliminare fame e povertà senza pregiudizio per il proprio stato economico. Le molte crisi ricorrenti, i profondi squilibri economici che è la permanente rincorsa ad avere ha prodotto all’interno della nostra specie e all’intero mondo dei viventi ci stesse portando a rovina senza che noi, potendo, facciamo nulla per evitarla. La scandalosa e infame ricchezza che alcuni addirittura sventolano sotto il naso di chi non ha nulla, la stupidità indotta in coloro che li considerano modelli da evitare a scapito di altri nullatenenti, la devastante riproposizione dello stesso rapporto tutto-niente a livello di intere popolazioni, infine l’ascesa tumultuosa e inarrestabile di altre popolazioni, analoga al ‘successo’ dell’imprenditore più abile sulla concorrenza: tutto questo non può più essere e sappiamo bene il perché. Non può tuttavia scomparire da un giorno all’altro in una fornace atomica. La decostruzione non dovrà quindi che lenta e graduale, sostituita punto per punto da altri modelli di convivenza planetaria.

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