lunedì 27 agosto 2012

Come qualmente IMC non ha potuto oltrepassare lo statuto culturale

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Perché non ha voluto farlo, ma anche se avesse voluto, non ne avrebbe avuto gli strumenti. E non avrebbe avuto modo di costruirli?


No, per la sua stessa natura, per come è nata e per la finalità per cui è nata.

Sono cose già dette e ripetute, implicite nelle sue definizioni.

Infatti, essendo le definizioni nient’altro che proposizioni, ricadono nel proprio dominio e vanno relativizzate (definizione 1) ovvero parificate al loro contrario (definizione 2) o infine è sempre possibile trovare un ucl che renda vera la loro negazione (definizione 3)

Queste sono oramai delle ovvietà. Poco più interessante ma sempre da tenere presente, la finalità di imc, cioè il conseguimento e mantenimento della pace, senza la quale non c’è sopravvivenza.

Se quindi imc avesse oltrepassato lo statuto culturale – relativistico per definizione – sarebbe entrato nella sfera degli assoluti, negando se stessa o anche in quegli degli assoluti o degli indecidibili (Gödel), nelle quali non avrebbe nessuna utilità pratica.

imc resta quindi una ipotesi culturale come qualsiasi altra. Non c’è nulla da difendere, nulla da contestare sul piano degli assoluti, e su quello della relatività sarebbe tempo sprecato farlo.

imc è allora un’ipotesi neutra, incapace di incidere sul reale?

Non direi. Penso che sul reale e soprattutto sul suo futuro si incida più con delle ipotesi che con delle certezze. La fisica ha ripreso a camminare dopo che la termodinamica, la relatività einsteiniana e i quanti avevano minato i fondamenti delle certezze newtoniane. Ed è poco probabile che qualche nuova certezza venga a turbare la calma delle ipotesi. Purtroppo questo vale solo per la fisica perché, al di fuori di essa le sedicenti certezze ancora imperversano, insidiando perfino imc, che dobbiamo guardarci dall’assolutizzare inavvertitamente.

Ho chiamato ‘sedicenti’ le certezze, perchèénon vedo chi potrebbe convalidarle se non un’altra certezza e questa un’altra ancora e così via, riproponendo la classica catena causale, come gli aristotelici e il buondio, che tuttavia si sono dimenticati di analizzare convincentemente il primo anello, il principio di causa.

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