venerdì 3 agosto 2012

Que reste-t-il …

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Resta qualcosa del sogno americano? Qualcosa di positivo, di utilizzabile nella realtà odierna?
Non solo penso di sì, ma credo che qualcosa, forse molto ci possa, ci debba servire per salvare il nostro futuro da una fine che incombe anche se non vogliamo prenderne notizie. Ma, per fare questo ‘salto di qualità’ –come si dice oggi– c’è bisogno di un ampliamento e di una trasformazione. Non più sogno unicamente americano, ma di tutti gli uomini e non più volta al successo, al guadagno, all’arricchimento illimitato, ma alla sopravvivenza, che proprio da quella crescita è messa in pericolo.
Non sto a ripetere ciò che da ogni parte ci viene detto: la precarietà del nostro futuro, se non saremo capaci di porre un freno alla nostra avidità di benessere. È quasi il capovolgimento del sogno americano: non il sempre più per chi partecipa al grande festino, ma il sempre più di seduti alla mensa di tutti.
Comunismo?
So che la parola atterrisce molti americani. Non sono un nostalgico di quel regime che la storia ha travolto. Molto di ciò che dice e fa Obama credo dia speranza anche agli esclusi al grande sogno.

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