venerdì 21 dicembre 2012

Questione politica?



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Il funzionamento del cervello tutto è meno che lineare. È la linearità del linguaggio verbale che ce lo fa apparire tale quando proviamo a descriverlo. Adottando il modello dell’attività visiva, immagino che si disponga per così dire su più piani: come comprendiamo con un solo sguardo non solo gli oggetti a distanza focale, ma anche, seppure indistinti, quelli posti su vari piani vicini e lontani, così la mente, nel concentrarsi sul pensiero che momentaneamente la occupa, non abbandona l’universo delle esperienze inscritte nella sua memoria, dal quale trasceglie quelle da utilizzare come sfondo del pensiero presente. Nel caso della mente il processo è certamente assai più complesso, perché, laddove lo sfondo di un’immagine visiva è dato, quello di un pensiero è costruito. Ma da chi? È come se le menti fossero almeno due: l’una per immagazzinare i dati con cui costruire gli sfondi, l’altra per costruirli effettivamente, forse una terza per accogliere – o formulare i pensieri cui quei dati fanno da sfondo…

Il paragone col computer è insufficiente perché dietro al computer c’è una mente che lo manovra e dietro questa una società che la condiziona. Che il funzionamento del cervello sia questione politica?

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