giovedì 27 dicembre 2012

Ancora diciannove riflessioni su politica, potere, formazione (i)


[501]
[Contrariamente a quanto dichiarato nei due postini precedenti, eccomi a continuare, presumibilmente di un altro centinaio di numeri, questa serie da cui non riesco a staccarmi.]


Anche se è ovvio che sia così, ripeto: ciò che sto per dire sono soltanto opinioni mie personali senza alcuna pretesa di più ampia validità. Penso peraltro che una loro condivisione gioverebbe a migliorare la nostra breve sosta sul pianeta che ci ospita, ma penso che anche questa sia solo un’opinione. Basta preamboli! Di che opinioni si tratta?
Si sente spesso dire, con una certa superficialità, che ‘tutto è politica’, con ciò intendendo che il nostro dire e fare, se e in quanto entra in rapporto, costruisce anzi un rapporto con l’altro da sé, può considerarsi un atto politico, per lo meno un atto provvisto di una componente politica più o meno riconosciuta e dichiarata da chi lo compie. Ecco, la mia opinione è che, anche quando crediamo di riconoscerla e la dichiariamo, questa componente è molto raramente quella riconosciuta e dichiarata.
“Vuoi dire che siamo incoscienti o imbroglioni?”
“Non necessariamente. Forse siamo noi stessi a essere ingannati.”
“E da chi?”
“Dalla nostra cultura, dalle nostre convinzioni, da ciò che ci hanno insegnato o in cui vogliamo credere.”
“E perché ci avrebbero ingannato, ma soprattutto perché ci saremmo fatti ingannare?”
“Per ciò che ci viene dato in cambio.
“E cosa ci viene dato in cambio?”
“Il potere, o meglio l’illusione del potere.”
“Perché la chiami illusione?”
Perché non facciamo in tempo a provarla che già la morte o la vita stessa ce la tolgono."

Nessun commento: