domenica 23 dicembre 2012

La fiaba della politica (ii)


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[Torniamo alle cellule] 

Per un’altra stranezza, le cellule che dipendevano dal lavoro delle altre venivano considerate dominanti, mentre quelle che di fatto lo erano passarono in sudditanza. Perché il loro ruolo fosse così chiaramente separato da quello delle cellule lavoratrici le dominanti si raccolsero tutte in un solo organo, il cervello, che divenne così il supremo regolatore della vita. In lui si concentrò tutto il potere decisionale dell’individuo. [Stiamo nuovamente parlando di persone] La azione concrete venivano ora prefigurate da azioni solo mentali che facevano risparmiare grandi quantità di tempo ed energia sulle cellule lavoratrici e, per loro tramite, agli individui portatori. E così il ‘potere’ di questa centrale cellulare crebbe a dismisura, come del resto stava facendo il potere della politica nelle comunità umane. Anche queste di differenziavano in forme in qualche modo affine agli individui –tribù, nazioni, stati–, mentre i rapporti tra loro si sviluppavano secondo modalità analoghe, solo di ben altre dimensioni. Una lite, un diverbio tra individui, era ormai una guerra tra tribù, nazioni, stati con migliaia, milioni di morti, intere civiltà distrutte…

[continua al prossimo postino]

1 commento:

la piccola ha detto...

Conosco qualcuno che questa fiaba lo farebbe proprio incazzare!!!!