venerdì 5 ottobre 2012

Transdiscipline


Isabella Sforza e Federico da Montefeltro
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Accatastando postini su postini, mi ritrovo spesso a riprendere argomenti già trattati in precedenza magari da tutt’altro punto di vista e pensando a considerazioni in apparenza opposte. Talora l’opposizione è però reale e sono i casi, più interessanti, di effettiva autocontraddizione, e allora questa è indizio di un più o meno radicale cambiamento di pensiero, indotto da esperienze o letture intervenute nel frattempo, o anche da sopraggiunte nuove riflessioni. In generale tuttavia l’opposizione è appunto solo apparente: così quando a breve distanza di tempo ho parlato della politica come di una specifica disciplina analoga alla storia e alla geografia, o come una sorta di transdisciplina, trasversale a un certo numero di esse. Considero infatti le transdiscipline come aventi un doppio statuto, disciplinare l’uno in quanto proprio di una determinata disciplina, transdisciplinare l’altro in quanto in comune con altre. Per esempio molte musiche recenti esibiscono strutture grammaticali endomusicali e al tempo stesso strutture regolate da rapporti matematici. Così anche la pittura di Piero della Francesca ubbidisce a criteri rinascimentali che interpretano la verosimiglianza in termini di proporzioni numeriche.
In questo senso la ripetitività, indubbiamente criticabile in questi postini, in altri casi potrebbe addirittura essere un fattore costitutivo caratterizzante una particolare forma pittorica, espressa in maniera straordinariamente convincente nelle due teorie parallele di vergini e martiri lungo la navata centrale di S. Apollinare in Classe a Ravenna.
Più in generale si può avanzare l’ipotesi che ogni espressione artistica di una certa complessità sia analizzabile secondo vari sistemi parametrici. E le conseguenti valutazioni non possono che essere diverse, perfino opposte. Al conservatorio parlavo in questi casi di servizio a due padroni!

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