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Senza escludere, se necessaria,
un’interpretazione disciplinare della politica, riservata a certe
professionalità, non nascondo la mia preferenza per la visione orizzontale,
inter– o transdisciplinare della stessa. Questo per la mia incompetenza
specifica, comune però a molte altre persone che non per questo declinano ogni
responsabilità e neppure rinunciano al diritto di pronunciarsi in materia. Oggi
solo in pochi casi i principali avvenimenti politici mondiali vengono discussi
nelle scuole e, quando lo sono è quasi sempre in un’ottica di parte,
ideologica. È come se il concetto di politica non potesse che essere
partigiano. Forse, se sapesse liberarsi di questa ipoteca, il dialogo politico
sarebbe più produttivo. Altri dicono che, senza una netta distinzione
ideologica, senza chiari ‘valori’ in cui credere e da difendere, il pensiero
resterebbe debole e come paralizzato. Quanto al primo aggettivo, sono
d’accordo, a patto di intendere ‘debole’ come relativistico, non dogmatico;
quanto alla quasi identificazione di ‘debole’ con ‘paralizzato, mi appare
decisamente fuori luogo, perché a essere paralizzato vedrei piuttosto il
pensiero dogmatico, ancorato a ‘valori non negoziabili’.
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