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A parziale correzione della
domanda posta a chiusura del postino precedente, più che tollerare o promuovere
l’insegnamento politico come disciplina autonoma nelle scuole di tutti,
converrebbe piuttosto praticare una riflessione politica ‘metaculturale’ sulle
implicazioni politiche in tutte le discipline curricolari ed extracurricolari
presenti nelle scuole. E allora, perché non fare lo stesso anche per le
religioni? Anziché concentrarsi su un determinato modello, esplorarne in
parallelo più di uno, anche tra quelli non praticati nella regione in cui si
trova la scuola in questione. Lo stesso si potrebbe fare con i modelli
politici, non necessariamente partitici, e allora lo stadio comparato, basato
essenzialmente sulle loro conseguenze pratiche sull’economia, i rapporti
famigliari e comunitari, le pratiche sociali e la morale corrente. Anche se di
tutto questo non si vuol fare una disciplina autonoma, sarà bene che le
università istituiscano dei corsi specifici per la formazione di operatori
(meta)culturali, in grado di svolgere un delicato percorso formativo che metta
in rilievo sia le affinità che la peculiarità che legano tra loro o
differenziano i vari indirizzi ideologici e religiosi.
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