[465]
Ammettiamo di veder
accettato il ‘criterio della sopravvivenza’ come base ideologica delle nostre
azioni, domandiamoci quale dovrebbe essere il suo raggio applicativo, se
individuale, esteso all’intera biosfera, addirittura a tutto l’esistente. Negli
animali cosiddetti superiori il criterio della sopravvivenza si mantiene in
genere entro i limiti della soggettività ‘individuale’, ampliata tutt’al più a
una soggettività ‘famigliare’ o ‘di branco’. Tutt’altra cosa nel mondo degli
insetti sociali, dove la sopravvivenza individuale può passare in second’ordine
nei confronti di quella sociale. L’uomo è probabilmente l’unico animale ad
essersi costruito una soggettività specifica, anche se assai spesso è il
concetto di specie umana a essere
vincente su tutte le altre, anche prese nel loro insieme. Fino a non molto
tempo fa si pensava che la nostra sopravvivenza dipendesse solo da noi, quasi
che fossimo padroni della nostra specie come delle altre. In un certo senso
avevamo anche ragione, giacché è abbastanza facile distruggerle –tutte,
compresa la nostra-, assai meno conservarle. Sia come sia, il ‘criterio di
sopravvivenza’ è, da quando l’abbiamo preso nelle nostre mani, il principale
regolatore dei nostri comportamenti e, tramite i rapporti che ci legano alla
biosfera e all’esistente nella sua interezza, l’unico criterio in base a cui
assegnare un ‘valore ideologico’ a ciò che succede.
Nessun commento:
Posta un commento