lunedì 19 settembre 2011

De viris illustribus (e vi)

"Non c'è bisogno di appuntamento", dell'artista cristiano Stephen Sawyer
[200]
Il vir illustris cui vorrei accennare nell'ultimo postino di questa breve serie non è più frutto d'invenzione o distorsione grottesca ma prestito della realtà, per quanto attendibile possa essere una realtà 'interpretata' (ma quale realtà non lo è?).

È una storia raccontata miliardi di volte da quando si è raccontata per la prima volta nei fatti (ben pochi tuttavia tra i testimoni diretti li hanno poi raccontati). Ecco la storia, in un’interpretazione tardiva e in nessun modo garantita.

Nella Palestina nell’epoca di Tiberio un giovane giudeo concepì e mise in atto un coraggioso piano per liberare i suoi connazionali e l’umanità tutta dal gioco, non dei romani, ma di un dio crudele e corruttibile. Dato il grande prestigio di questo dio, il piano esigeva che gli si affiancasse una figura di prestigio pari se non superiore –per esempio un figlio– disposta a sostituirlo e a farsi uccidere dagli uomini, che in tal modo avrebbero distrutto in se stessi l’idea di ‘dio’ e conquistato la propria autonomia. Che fecero gli uomini?

Pur di non dover sopportare il peso di un pensiero autonomo uccisero il coraggioso giudeo, poi ne fecero un nuovo dio, più potente del primo, tradendo così per viltà il piano originario.

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