lunedì 1 agosto 2011

Cause tutt'altro che chiare



Donne cacciando lucciole accanto a un ruscello 歌川国芳 (Utagawa Kuniyoshi, 1798 - 1861)

[155] Il calo biologico, in genere evidentissimo ovunque, a tutti sembra contraddetto dall'improvvisa comparsa -o ricomparsa-, anche in buon numero, di specie che sembravano in via di estinzione. Mi riferisco soprattutto agli insetti, che posso agevolmente controllare di persona – si intende entro limiti ristrettissimi– dal balcone di casa, letteralmente affondato nel verde degli alberi circostanti. Così quest’anno c’è stato, dopo alcuni anni di quasi assenza, un ritorno in massa di lucciole (Luciola italica con qualche esemplare di Lampyris noctiluca), notato anche da alcuni amici. Un forte calo di ditteri, in corso già da alcuni anni, ci permette di tenere le finestre aperte senza essere invasi da mosche e zanzare. Locuste e acrididi sono quasi una rarità, come, tra i coleotteri, le un tempo comunissime cetonie (Cetonia, Potosia, Tropinota, Oxythyrea). Per contro mi hanno riferito di una vera e propria invasione di Aromia muschata su certi salici presso Palombara Sabina. Ricordo un giorno del maggio di quest’anno con il tiglio ronzante di api, che già il giorno seguente erano scomparse. Una certa fluttuazione nella densità delle popolazioni di insetti è cosa nota da sempre, non però nella misura che si osserva oggi. Complessivamente la regressione è allarmante, non mancano però dei segnali contrari, provenienti spesso dagli ambienti cittadini piuttosto che da quelli rurali. Recentemente mi è stata comunicata la presenza di bruchi di Papilio macheon in buon numero negli orti romani di periferia, mentre la stessa specie è assai meno frequente nelle campagne sabine.


Anche le cause di questo declino della fauna entomologica sono tutt’altro che chiare. La responsabilità o almeno corresponsabilità umana è certa, meno chiaro dove essa si concentri, se nell’inquinamento ambientale, nello sfruttamento agricolo intensivo, nel progressivo inurbamento del territorio, nella semplice presenza invasiva della specie umana. Di recente è stata avanzata anche l’ipotesi – in particolare per gli insetti, gli uccelli e la fauna marina– che un forte disturbo sia esercitato dai campi magnetici generati dalle reti informatiche – dalla radio alla televisione, ai computer, ai cellulari– che disorientano le capacità sensoriali degli animali provocandone indirettamente la morte o l’impossibilità procreativa. Comunque stiano le cose, in questo processo degenerativo siamo implicati anche noi in misura molto maggiore di quanto l’ufficialità ci voglia far credere.

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