lunedì 29 agosto 2011

Come salvare la terra (e dialogo 10)

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  • Ieri è stato detto da qualcuno che la sopravvivenza non dipende da noi, ma dalle nostre culture.
  • Quindi non da una in particolare, ma da tutte. Questo vuol dire, per chi pensa così
– o che su questo punto l’una vale l’altra
– o che è il concetto stesso di ‘cultura’ a non funzionare.
  • Forse c’è una terza interpretazione possibile: che tutte le culture possano funzionare a patto di non essere considerate l’unica buona, tanto da imporla agli altri.
  • Non credo che la condizione sia sufficiente. Può darsi il caso che una cultura sia più adatta di un’altra a risolvere i problemi del momento…
  • … ma chi dovrebbe decidere che è così?
  • In democrazia decide la maggioranza.
  • E se la maggioranza, come tante volte è accaduto, fa una scelta che poi si dimostra sbagliata?
  • Occorrono dei meccanismi correttivi…
  • … che però dovrebbero scattare in tempo utile…
  • … utile per che cosa?
  • Per prevenire una catastrofe.
  • Il guaio è che non sappiamo quando scade questo ‘tempo utile’.
  • E ci sono molte forze economiche e politiche che speculano su questa incertezza per fare gli affari loro.
  • Che vuoi dire?
  • Che per esempio un gruppo di potere abbastanza forte riesca a convincere una popolazione impreparata che il suo modello di sviluppo è il migliore, il ‘tempo utile’ per prevenire una catastrofe tende a contrarsi fino a sparire.
  • Alludi al comunismo?
  • No, quello si è fatto da parte giusto in tempo. Alludo al capitalismo, che invece imperversa come non mai.
  • Perché dici ‘imperversa’, se conviene a tutti?
  • Chiedilo agli africani, alle popolazioni povere dell’Asia, dell’America meridionale e oggi anche ai lavoratori europei e nordamericani che in numero crescente perdono il posto di lavoro.
  • Ma allora? Comunismo no, capitalismo nemmeno…
  • La specie umana manca di fantasia?
  • Forse qualcosa le impedisce di esercitarla.
  • E che cosa?
  • La banalità del welfare.

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