martedì 18 dicembre 2012

Competizione o collaborazione?


[492]

Se questa domanda mi fosse stata posta fino a ieri, la mia risposta sarebbe stata senza esitazione: collaborazione. Oggi la risposta resta la stessa con in più un’esitazione. Dovuta a che?

Da un lato c’è l’autorità di Darwin che, anche a voler disconoscere il principio di autorità, un certo peso ce l’ha, e non indifferente. C’è poi il peso della società industrializzata; quasi unanime nella sua scelta per la competizione. E, ancora, l’ideologia del ‘progresso’, del ‘sempre di più’, della ‘crescita illimitata’, l’istinto –se vogliamo chiamarlo così- del dominio, della sopraffazione.

Dall’altro lato c’è poco più che l’ideologia della fratellanza universale con sporadiche emergenze di vantaggi locali; vien fatto di pensare a un’associazione di beneficienza. Ma allora perché esito ancora ad allinearmi decisamente con i fautori della competizione?

Proprio perché riconosco le ragioni vincenti della competizione e ne temo le conseguenze su di un pianeta piccolo come il nostro e una specie aggressiva come la nostra.

venerdì 14 dicembre 2012

Una garanzia indiscutibile


[491]
La sovrabbondanza di una cosa ci rende insensibili ad essa. Nello stesso tempo però ce la rende indispensabile. Viviamo in un mondo virtuale di immagini di cui non possiamo fare a meno, ma che ottundono in noi il senso della realtà, al punto che ci è più facile dubitare di questa che dell’immagine. 
“L’ho visto alla TV”: una garanzia indiscutibile, anche perché nessuno oserebbe discuterla. La scuola non ci ha abituato a farlo così come non ci ha abituato a indagare sulle verità che essa trasmette e neppure sul concetto stesso di verità. Nelle classi superiori permette forse che qualche dubbio si insinui, ma quando ormai è tardi e la mente ha introiettato l’assolutezza di quel concetto e finisce per fare anche del dubbio un dogma paralizzante qualsiasi iniziativa umana. L’azione più devastante del relativismo ‘assoluto’ è proprio questa: l’essersi identificato con l’ASSOLUTO tout-court, svuotando di senso ogni proposizione e riducendo a insulso gossip ogni tentativo di comunicazione tra umani. Non so se e quanto IMC sia in grado di aggirare questo ostacolo, so solo che ci sta provando: il risultato dipende esclusivamente dall’assenso che il pensiero collettivo vorrà concederle.

giovedì 13 dicembre 2012

Lo stesso quadro


[490]
Lo stesso quadro del postino precedente, ma dietro ogni bambino seduto intorno al grande tavolo c’è una fila interminabile di altri bambini, e non solo bambini: anche adulti, giovani che sembrano vecchi, i vecchi però sono morti anzi tempo, di malnutrizione, di AIDS, di una raffica sparata da un bambino di sì e no dieci anni.

Di immagini di guerra ne vediamo ogni giorno, nei documentari, nelle fiction, anzi non distinguiamo nemmeno più tra un reportage e un’accurata, tecnicamente pregevole ricostruzione, né c’importa granché distinguere. Anzi, quel bambino di cui al postino precedente tutto sommato ci colpisce di più che non la notizia di una nuova guerra scoppiata in qualche parte dell’Africa o dell’Asia. È sempre l’immagine ad avere la prevalenza sul fatto. E ancora: è il caso singolo più che non la tragedia collettiva a coinvolgerci emotivamente: in quello riusciamo a immedesimarci, questa resta tutt’al più ‘notizia’, e le notizie scorrono su di noi come l’acqua su di una superficie in pendenza.

È questa la sensibilità che dovrebbe salvarci dall’autoestinzione?

mercoledì 12 dicembre 2012

Proprio di fronte...


[489]

Immagino una tavolata molto grande e tutt’intorno bambini di ogni razza e colore intenti a mangiare allegramente e con gusto, ciascuno i suoi cibi preferiti, sicuri che ve ne saranno anche per il giorno dopo e per quello dopo ancora: ridono, scherzano, la vita è lì, davanti a loro, non c’è che da afferrarla con la forza della propria età, certi dell’oggi come del domani.

Ma chi è quel bambino accasciato per terra, in disparte, dai grandi occhi privi di sguardo e di sorriso, senza più la forza neppure di desiderare il cibo perché non si ricorda come si fa a mangiarlo? Voi lo guardate, perché siete presenti e quel bambino vi sta proprio di fronte…

… ma come può, il mondo, restare insensibile e col ciglio asciutto, come può non correre da lui a salvargli la vita con una briciola dell’abbondanza che lo circonda?...

Ma è solo il quadro della TV e le immagini che vi scorrono su hanno il solo scopo di spremerti qualche centesimo ad asciugare così il tuo umido ciglio. Quel bambino morirà e con lui milioni di altri, ma tu potrai dormire tranquillo di aver fatto quanto in tuo potere…

martedì 11 dicembre 2012

Coscienti dell'equivoco


[488]
Ho ripreso nel postino precedente una metafora già utilizzata in una storiella per bambini, scritta nel 1984. Posso anche dirvi che ho incontrato due volte lo stesso pensiero, e allora non è molto importante che il pensiero sia mio o di un altro. Ciò che conta è il rafforzamento del pensiero attraverso la ridondanza in contesti diversi. Se il contesto fosse lo stesso o molto simile, avremmo la semplice ripetizione di una sequenza stimolo – risposta che aggiungerebbe poco o niente alla sua prima  comparsa.

Vale la pena comunque osservare la molto maggiore incisività dell’originale, in cui si riscontra qualcosa come il piacere di una scoperta, di un’invenzione. Probabilmente un’invenzione analoga si è avuta più volte nel mondo, senza però che io lo sapessi. Non conta ciò che accade ma il sapere che accade. Non il fatto, ma l’informazione del fatto. Su questo equivoco si fondano molti scambi comunicazionali del nostro UCL. In alcuni casi siamo coscienti dell’equivoco perché lo vediamo far parte di una finzione concordata (cinema, teatro, letteratura, narrativa); altre volte lo subiamo, più o meno consenzienti; come, quasi di norma, nel gioco politica e allora vince di solito chi gioca più sporco.

lunedì 10 dicembre 2012

Ritorni di fiamma


[487]
Mentre il mio rendimento mentale è negli ultimi tempi sensibilmente diminuito nel suo complesso, vi sono ancora momentanei ritorni di fiamma, sempre però innescati dal contatto con menti giovani che evidentemente hanno sovrabbondanza di combustibile. Mi capita con Valentina, il cui pensiero è singolarmente affine al mio. Mi capita spesso con Fernando, talora anche con Oliver, con gli amici del Centro e, ovviamente con Paola. Mi sembra, in questi casi, di incontrare me stesso, non perché io li abbia istruiti (non credo di aver mai istruito nessuno), ma perché ci siamo trovati sullo stesso pendio e ce ne siamo accorti. Queste convergenze con un pensiero di tanto più giovane del mio è ciò che lo ravviva dandomi talora l’impressione di essere ancora io a produrlo, quando non si tratta che di un rispecchiamento. Un rispecchiamento –mi dicono- in cui dovrei riconoscere tratti anche di me stesso, mentre io credo di ravvisare tratti di altri ancora.

Forse il pensiero non è che il riconoscimento, riscoperta in noi stessi di pensieri già riflessi in un gioco infinito di specchi affrontati.

domenica 9 dicembre 2012

Raffica di postini (e viii)



[486]
Purtroppo le varie forme di potere non sembrano interessate alla sopravvivenza, quasi che l’estinzione non toccasse anche loro, e preferiscono continuare la loro crescita a un costo che comunque saranno i figli e i nipoti a pagare. Se vogliamo che le prospettive cambino, bisognerà prevedere, a favore dei potenti di oggi, un congruo indennizzo per i minori guadagni di domani. Prepariamoci a una tassa pro Berlusconi.

[FINE RAFFICA]

sabato 8 dicembre 2012

Raffica di postini (vii)




[485]
Vari indizi, come il diffondersi, accanto all’ideologia del progresso, di una consapevolezza dei pericoli connessi con quell’ideologia lasciano ancora aperta qualche speranza di futuro. Non è comunque questione di parole ma di come le interpretiamo. Basterebbe interpretare ‘progresso’ come ‘incremento delle probabilità di sopravvivenza’ anziché come ‘crescita infinita’, e il gioco sarebbe fatto.

venerdì 7 dicembre 2012

Raffica di postini (vi)


[484]
È difficile dubitare che è proprio l’ideologia del progresso a costituire oggi il pericolo maggiore per l’umanità, anzi per la vita tutta. Forse un progresso non ideologico, che potremmo chiamare ‘naturale’ perché scandito sul ritmo delle trasformazioni genetiche, potrebbe concederci ancora qualche millennio di sopravvivenza, noi però lo percepiremmo come regresso e lo rifiuteremmo.

giovedì 6 dicembre 2012

Raffica di postini (v)



Elisabetta Intini illustra gentilmente questo esempio di rincorsa
[483]

Non so se queste ovvietà ci portino più ‘avanti’. A me sembra che ci portino più ‘indietro’, ma spesso, per avanzare, occorre considerare il punto da cui prendere la rincorsa.

mercoledì 5 dicembre 2012

Raffica di postini (iv)


[482]
Come già a suo tempo con IMC, mi scopro a toccar con mano le ovvietà che vado dicendo, ma nello stesso tempo a non sentirmene frustrato, quasi che il rientro nel flusso della condivisione sia il punto di arrivo di ogni ricerca su ciò che è più nostro.

martedì 4 dicembre 2012

Raffica di postini (iii)


[481]
In principio erat contradictio”, parafrasando l’attacco del Vangelo secondo Giovanni: è singolare quanto spesso mi capita di ricorrere a questa citazione ‘storpiata’, dalla cui fusione con l’originale risulterebbe: “In principio verbum erat contradictio”, che risolverebbe tutti i problemi.

lunedì 3 dicembre 2012

Raffica di postini (ii)


[480]
Mi è difficile contenere entro concetti esprimibili a parole una consapevolezza, direi olistica, forse impenetrabile all’analisi, anche se proprio l’analisi mi appare come lo strumento più idoneo a rilevarla. L’analisi scompare, porta cioè alla luce i componenti, che però nell’esperienza si presentano come uniti.

domenica 2 dicembre 2012

Raffica di postini (i)


[479]
Il lavoro che faccio con Valentina, e che per molti aspetti credo sia analogo a quello che ognuno fa nei primi mesi di vita, questo lavoro mi sta impegnando parecchie ore al giorno, ma soprattutto di notte, quando, mio malgrado, sostituisce molte ore di sonno. Valentina –credo che i lettori di questi postini già lo sappiano- mi aiuta ad acquisire coscienza della mia corporeità, cui non ho mai dedicato sufficiente attenzione, e che mi si sta per contro rivelando come la matrice del pensiero, nel senso che i concetti, non necessariamente logici, di cui mi servo per controllare i pensieri della mente, sono per così dire, prefigurati dalle sequenza cinetiche che abitualmente compio per controllare i movimenti del corpo. Non credo si tratti di una scoperta ‘scientifica’, ma a livello individuale lo è. Mi sembra che per esempio Piaget abbia fondato la sua pedagogia su osservazioni del genere, che ora ritrovo nel cosiddetto metodo Feldenkrais praticatomi da Valentina. In una parola: l’interazione corpo-mente, che quasi ne unifica la dualità, come predicato da molte filosofie orientali. Non si tratta solo di acquisire la consapevolezza mentale, ma di acquisirla nel corpo e attraverso di lui.

sabato 1 dicembre 2012

Duplice piano


[478]
Talvolta si vedono gli animali compiere sequenze di azioni, che giudicheremmo frutto di ragionamento logico, seguite da altri comportamenti apparentemente illogici, almeno secondo la logica umana corrente.

Forse ciò che chiamiamo ‘logica’ e consideriamo un insieme coerente di itinerari mentali non è affatto coerente, ma semplicemente più probabile di altri per il pensiero umano, ed è una forzatura umana conferirgli una sorta di necessità –‘logica’ appunto- che per l’animale non esiste. In altre parole noi assegniamo alla logica uno statuto ‘metalogico’ che non le compete…..

Sto qui usando il prefisso ‘meta–’ nel senso opposto che in ‘metaculturale’. In metalogico intendo meta–’ come ‘al di là di–’, in metaculturale come ‘appartenente a–’ con in più la consapevolezza di questa appartenenza. È come se in metalogico definissimo un piano di osservazione esterno alla logica, in metaculturale un duplice piano, interno alla cultura, ma allo stesso tempo capace di riflettere. È questo duplice piano ciò che maggiormente ci distingue dagli altri animali.