domenica 4 febbraio 2018

Tratta LI.6 (La sestina ipermetra) - Una possibile lettura politica della sonata per pianoforte op. 111 di Ludwig van Beethoven



[Rientra nella normalità nella nostra tradizione musicale che i singoli elementi di una serie di variazioni su un determinato ‘tema’ si discostino più o meno dal modello e lo facciano spesso con una riconoscibile gradualità che lascia percepire all’ascoltatore sia la derivazione da quello sia la relativa indipendenza di ogni variazione. Quanto a elongazione delle variazioni dal tema, le Diabelli op. 120 vanno certamente al di là della nostra Arietta, non però nella coesione formale e nel loro significato – direi – per la storia del pensiero tout-court.
Voglio anche ammettere che questa interpretazione – piuttosto filosofica che musicale o musicologica – sia a mio esclusivo carico, il fatto stesso che sia stata possibile è per me è sufficiente per assegnare all’op. 111 un posto di assoluta singolarità non è la sola produzione beethoveniana ma nell’intera storia della musica occidentale. Tenterò tra breve di costruire un parallelo tra la condotta di questa sonata estrema a un ambito quanto mai lontano da ciò che comunemente s’intende per ‘musica’, cioè l’esperienza politica che tutti ci riguarda.
Prima però di addentrarmi nell’improbabile confronto, riassumo in breve alcune delle osservazioni che ognuno può fare semplicemente ascoltando questa sonata:
·       la netta opposizione – almeno iniziale – tra i due tempi;
·       l’opposizione tra la semplicità del tema e la crescente complessità delle prime tre variazioni;
·       l’opposizione tra le convulsioni accentuative della terza variazione e la stasi della quarta nelle sue due forme, ansimante la prima nel registro basso, formicolante in acuto la seconda, opposizione replicata per ognuna delle due frasi del tema;
·       l’opposizione dell’episodio modulante di transizione alla ripresa del tema, questa volta immerso in un impalpabile del riverbero timbrico.

Questo gioco di sempre cangiante opposizione di scrittura, senza precedenti nella letteratura pianistica e, vorrei dire, senza neppure conseguenti in ambito classico-romantico e interamente e sensibilmente ottenuto dall’intensiva riflessione su un’unica linea tematica.]

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