sabato 24 febbraio 2018

Tratta LI.9 (La sestina ipermetra) - Una possibile lettura politica della sonata per pianoforte op. 111 di Ludwig van Beethoven


[Non credo, dal momento che a pochi anni di distanza sorte analoga sta minacciando la democrazia (almeno nella veste mercantile-concorrenziale che abbiamo sin qui esperimentato) anche senza la presenza di un oppositore, solo per disgregazione interna. Anche la carta vincente di questo tipo di democrazia, la libertà, sta subendo un’erosione ai margini che man mano la rende irriconoscibile. Non meno degli oggetti materiali, le ideologie deperiscono; laddove però gli oggetti ben presto divengono inservibili – un tavolino a tre zampe che ne perde una è da buttare – le ideologie che perdono la loro fisionomia iniziale, rinascono sotto altre spoglie o si fondono con altre, anche contrarie, dando origine a degli ibridi dai quali può essere addirittura difficile risalire agli antecedenti. La plasticità delle ideologie è la loro forza. La trasformazione – talora bollata in politica come ‘trasformismo’ – ne protende illimitatamente la vita. Per esempio, quanto meno un’ideologia è politicamente profilata tanto maggiori sono le sue chances di sopravvivenza. In questo senso la democrazia, proprio per la presenza di molte varianti, ha buone probabilità di durare a lungo, anche se la varietà delle sue forme non vale a preservarla dallo scontro con un’altra, dalla guerra.

Torna la musica, e precisamente all’Arietta dell’op. 111, possiamo intenderla come una variante formale della dialettica sonatistica, dove il materiale antitetico all’unico tema viene ricavato dal tema stesso, nelle prime tre variazioni per ‘introspezione frattale’ – cioè per riproduzione del medesimo schema ritmico su scale progressivamente più piccole – , nelle successive in base ad altri criteri compositivi. Una sorta di autogenerazione, di autofecondazione, di dialettica senza antitesi, realizzata unicamente partendo dalla autoanalisi – questa variante formale della tradizionale dialettica sonatistica si radicalizza a tal punto da perdere il contatto col suo modello (per tale intendendosi al tradizionale ‘tema e variazioni’, sia la tecnica di sviluppo della forma sonata), fino a porsi in opposizione al primo tempo, dando vita a una forma autonoma di Sonata in due tempi.]

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