sabato 24 gennaio 2015

Tratta XXX.1 – Culturalità di ogni nostra espressione …



[Dialogante 1]  Non si parla più di Creazionismo. L’idea, veramente insensata, di un vecchio barbuto che avrebbe creato il mondo, compresi il cielo, il sole, le stelle e tutti gli esseri viventi, sembra essere definitivamente tramontata…
[Dialogante 2]  … sostituita peraltro, da quella meno assurda, di una grande esplosione (big bang), avvenuta nel nulla, dal nulla, fuori dal tempo e dallo spazio.
[Dialogante 1]  Anzi, questo big bang avrebbe ‘creato’ – e siamo di nuovo alla creazione e siamo ancora senza vecchio barbuto – una sorta di materia primordiale non ancora differenziata…
[Dialogante 2]  … da cui per successive differenziazioni si sarebbe prodotta ogni cosa, morta o viva che fosse.
[Dialogante 1]  E per quest’ultima categoria, delle cose vive o della ‘vita’ tout court – avrebbe provveduto, a detta di un altro barbuto, la ‘duplicazione con errori casuali’, associata alla ‘selezione del più adatto’, cioè la selezione darwiniana.
[Dialogante 2]  Mi sembra più credibile della storia del vecchio.
[Dialogante 1]  Senz’altro; una volta avviato, il meccanismo può funzionare anche da solo, ma il primo avvio chi glielo ha dato?
[Dialogante 2]  Ma è strano che me lo chieda tu, abituato come sei a riconoscere la culturalità di ogni nostra espressione. Qui la tua – troppo ingenua – domanda presuppone il principio (culturale) di causa: se c’è un meccanismo, qualcosa deve averlo avviato. È la stessa – indebita – applicazione di quel principio che troviamo nei creazionisti.
[Dialogante 1]  Perché dici ‘indebita’? Per il nostro cervello è più che lecita. E il cervello della specie umana è probabilmente il più potente strumento analitico-conoscitivo che l’evoluzione darwiniana abbia prodotto.


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