lunedì 5 gennaio 2015

Tratta XXVII.5 – "Quando la barca pende da una parte…"




[Dialogante 1]  Siamo nuovamente al bivio – o, detto ferroviariamente, allo scambio…: la parola a tutti o solo a chi se ne intende?
[Dialogante 2]  A tutti, ovviamente, ma con l’ascolto più attento a quelli che se ne intendono. Ma come facciamo a distinguere chi se ne intende da chi no?
[Dialogante 1]  A questo provvede la società conferendo ai primi titoli e attestati. Che cosa potrebbe fare più di questo?
[Dialogante 2]  Assicurare ai singoli una formazione adeguata.
[Dialogante 1]  Adeguata a che cosa?
[Dialogante 2]  Adeguata alle prestazioni che verranno richieste al futuro professionista.
[Dialogante 1]  Ma non tutti i cittadini diverranno professionisti.
[Dialogante 2]  Giusto. Ma anche a quelli che non lo diverranno viene rivolta una richiesta per il solo fatto di essere cittadini e votanti.
[Dialogante 1]  E quale?
[Dialogante 2]  Di saper pensare.
[Dialogante 1]  Vuoi dire con la propria testa?
[Dialogante 2]  A questo punto non saprei. Credo che ben pochi – tra quelli al potere – si dichiarerebbero soddisfatti se la gente pensasse in proprio; molto meglio se pensa con la testa del richiedente.
[Dialogante 1]  Per questa ragione ritengo poco probabile che la scuola da trasmettitrice di saperi controllati dal potere si trasformi in una palestra del pensiero, volta ad accrescerne l’autonomia…
[Dialogante 2]  … che non è mai totale, come abbiamo visto, ma abbastanza esercitate da consentire al cervello una buona autoregolazione.
[Dialogante 1]  “Quando la barca pende da una parte, mi butto dall’altra”, ha detto qualcuno.
[Dialogante 2]  Una buona ricetta per la mediocrità, gli equilibrismi politici, lo ‘stare a guardare’.
[Dialogante 1]  No, se chi l’adotta non è un mediocre, né equilibrista, né uno che ‘sta a guardare’, e penso che il divulgatore di quella ricetta non fosse nessuna delle tre cose.


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