[Dialogante 1] Siamo
nuovamente al bivio – o, detto ferroviariamente, allo scambio…: la parola a
tutti o solo a chi se ne intende?
[Dialogante 2] A tutti,
ovviamente, ma con l’ascolto più attento a quelli che se ne intendono. Ma come
facciamo a distinguere chi se ne intende da chi no?
[Dialogante 1] A questo
provvede la società conferendo ai primi titoli e attestati. Che cosa potrebbe
fare più di questo?
[Dialogante 2] Assicurare
ai singoli una formazione adeguata.
[Dialogante 1] Adeguata a
che cosa?
[Dialogante 2] Adeguata
alle prestazioni che verranno richieste al futuro professionista.
[Dialogante 1] Ma non tutti
i cittadini diverranno professionisti.
[Dialogante 2] Giusto. Ma
anche a quelli che non lo diverranno viene rivolta una richiesta per il solo
fatto di essere cittadini e votanti.
[Dialogante 1] E quale?
[Dialogante 2] Di saper
pensare.
[Dialogante 1] Vuoi dire
con la propria testa?
[Dialogante 2] A questo
punto non saprei. Credo che ben pochi – tra quelli al potere – si
dichiarerebbero soddisfatti se la gente pensasse in proprio; molto meglio se
pensa con la testa del richiedente.
[Dialogante 1] Per questa
ragione ritengo poco probabile che la scuola da trasmettitrice di saperi controllati dal potere si
trasformi in una palestra del pensiero, volta ad accrescerne l’autonomia…
[Dialogante 2] … che non è
mai totale, come abbiamo visto, ma abbastanza esercitate da consentire al
cervello una buona autoregolazione.
[Dialogante 1] “Quando la
barca pende da una parte, mi butto dall’altra”, ha detto qualcuno.
[Dialogante 2] Una buona
ricetta per la mediocrità, gli equilibrismi politici, lo ‘stare a guardare’.
[Dialogante 1] No, se chi l’adotta
non è un mediocre, né equilibrista, né uno che ‘sta a guardare’, e penso che il
divulgatore di quella ricetta non fosse nessuna delle tre cose.
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