Disegno di Paola Bučan
[Dialogante 2] L’ovvietà della chiusa della tratta
precedente mi conferma l’opinione, talvolta espressa, che “tutti gli uomini
sono uguali”.
[Dialogante 1] Ma come se proprio quella chiusa afferma che
noi non siamo Goethe?
[Dialogante 2] Vero, ma spesso conviene trarle anche da
argomentazioni contrarie conclusioni che rinforzino una nostra opinione.
[Dialogante 1] Ma come questo è possibile?
[Dialogante 2] Grazie a IMC, che non farebbe altro che
spostare il nostro punto di osservazione…
[Dialogante 1] … consentendoci di ‘localizzare’ (cioè di
riferire ad un determinato UCL) la nostra opinione e quindi di farla coesistere
con altre.
[Dialogante 2] Hai colto nella coesistenza l’apporto
essenziale di IMC.
[Dialogante 1] Quindi, cambiando il punto di osservazione,
Goethe è uguale a ognuno di noi, per esempio un medico la vedrebbe così. Ma è
ovvio e non serve scomodare IMC per questo. Ma, se IMC non può darci di più,
che l’abbiamo formulata a fare?
[Dialogante 2] IMC non è stata formulata per darci cose che
non avessimo già, ma solo per ricordarcene quando ce ne dimentichiamo…
[Dialogante 1] … cosa che ci capita spesso, quando ci fa
comodo dimenticare.
[Dialogante 2] L’equiparazione dei punti di vista avviene
però solo in UMC, che ne annulla sistematicamente le immagini sovrapponendole
una alle altre. Solo quelle che riusciamo ad estrarre dalla catasta hanno
valore per noi.
[Dialogante 1] E allora iniziamo ad estrarne l’immagine di
Goethe…
[Dialogante 2] … e perché non la nostra?
[Dialogante 1] Perché ben pochi si fermerebbero a guardarla.
[Dialogante 2] Vuol dire che val la pena estrarre solo
quelle che attirano gli sguardi?
[Dialogante 1] Non delle persone, ma della storia!
[Dialogante 2] Un retore della storia anche tu? Ti facevo
più metaculturale.
[Dialogante 1] Hai ragione, ma poi penso al Faust e il pensiero culturale mi
travolge.
[Dialogante 2] È naturale, siamo uomini, ma che la cosa non
si ripeta.
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