domenica 18 gennaio 2015

Tratta XXIX.6 – La forza del mito …



[Dialogante 1]  Fatti e immagini che ricordiamo spesso non sono nostri personali, ma comuni a più persone, a interi popoli.
[Dialogante 2]  Anzi su questi ‘ricordi’ fondano addirittura la loro identità.
[Dialogante 1]  Perché rilevi la parola ‘ricordi’? Come si ci avessi messo le virgolette?
[Dialogante 2]  Perché pochi o nessuno se li ricorda singolarmente, ma fanno parte di una memoria collettiva…
[Dialogante 1]  … come la storia di Ercole e del leone di Menea da lui ucciso a mani nude nella prima della sue “dodici fatiche”…
[Dialogante 2]  … dopo di che girava sempre vestito dalla leonté, la pelle del leone, forse per non dimenticare di averlo fatto.
[Dialogante 1]  I posteri tuttavia non l’hanno dimenticato, per secoli, visto che l’iconografia di Ercole ce lo rappresenta sempre con la leonté.
[Dialogante 2]  La forza del mito è tale che tutti se lo ricordino, anche senza che vi siano testimonianze dirette…
[Dialogante 1]  … mentre non di rado ci dimentichiamo perfino delle cose di cui noi stessi siamo stati testimoni.
[Dialogante 2]  Probabilmente il mito, a differenza della memoria testimoniata, è una costruzione più o meno arbitraria, il cui scopo non è un’attestazione di verità, ma il rafforzamento di un potere.
[Dialogante 1]  Lo stesso vale per le religioni.
[Dialogante 2]  Vi sono però anche memorie documentate da oggetti, edifici…
[Dialogante 1]  o altre, stabilmente insediate nella nostra mente con dovizia di particolari.
[Dialogante 2]  Sapresti estrarmene una che ritieni particolarmente stabile?
[Dialogante 1]  Certamente!
[Dialogante 2]  Bene, raccontacela!
[Dialogante 1]  ……… così, sul momento non ricordo………

Nessun commento: