giovedì 8 gennaio 2015

Tratta XXIX.1 – Sono sempre in dubbio…




[Dialogante 1]  Sono sempre in dubbio se mantenere per questi postini (ché di postini si tratta in fin dei conti) la metafora tratte, scelta senza troppa convinzione e mantenuta con scarsa fedeltà.
[Dialogante 2]  La questione del nome da dare a queste osservazioni sparse mi sembra di poca o nessuna importanza.
[Dialogante 1]  L’importanza è oggettivamente nulla, ma soggettivamente posso dire che il termine ‘postini’, proprio per il suo spostamento di significato, mi diverte più che non tratte, il cui referente viario è per giunta piuttosto labile.
[Dialogante 2]  Ma, se non sei convinto, perché non mantieni la dizione postini, che evidentemente ti piace di più?
[Dialogante 1]  Di postini ce n’è già troppi, più di seicento, e poi mi attirava l’idea di riprendere il concetto di ‘rete’, già sperimentato nei nodi e nelle metaparole.
[Dialogante 2]  Da quel che vedo, tuttavia, in queste tratte questa ‘rete’ gioca un ruolo assai meno evidente che negli altri due casi.
[Dialogante 1]  Sono proprio queste considerazioni che mi fanno dubbioso.
[Dialogante 2]  Ti lascio allora ai tuoi dubbi, non però senza invitarti a riflettere sulla funzione del titolo nella composizione di un libro.
[Dialogante 1]  Non avendo io scritto libri di intrattenimento, per i quali il titolo ha soprattutto la funzione di attirare la curiosità del lettore, non ho mai avuto difficoltà a trovarne uno che chiarisse per sommi capi il contenuto. Nei pochi casi in cui un contenuto ‘di fantasia’ richiedeva un titolo di altrettanta fantasia, come ne Il lago delle storie riflesse, ho semplicemente preso il nome di una delle storielle. Altre volte ho utilizzato titoli niente affatto di fantasia e per nulla attraenti, inusuali però al di fuori di specifici contesti: Parabole, Epistole politiche. Solo di queste ‘tratte’ non sono per nulla soddisfatto.

Nessun commento: