giovedì 1 gennaio 2015

Tratta XXVII.1 – ... vuoi dire anarchia?


[Dialogante 2]  A partire dai Postini, quindi in queste Tratte, abbiamo mostrati di preferire alle trattazioni unitarie e coerenti, monotematiche, la visitazione disgiunta e occasionale di problemi che meriterebbero indubbiamente maggiore attenzione complessiva e di dettaglio. A che si deve questa scelta?
[Dialogante 1]  Anzitutto ho osservato che la scelta dell’ ‘incoerente’ anziché del ‘coerente’ corrisponde al normale movimento del pensiero, che solo a comando si rapprende in strutture solide e coerenti.
[Dialogante 2]  Dici: “solo a comando”, ma a comando di chi?
[Dialogante 1]  Della cultura dominante, che pretende questa qualità – di solidità, coerenza – a garanzia delle stesse qualità nella vita associata e nella quotidianità.
[Dialogante 2]  E a che servono solidità, coerenza e simili nella vita associata?
[Dialogante 1]  A renderla più sicura e controllabile.
[Dialogante 2]  Ecco il punto! Più controllabile, certo, ma da chi?
[Dialogante 1]  Dal ‘potere’, ovviamente!
[Dialogante 2]  Nell’interesse di chi?
[Dialogante 1]  Anzitutto, direi, della comunità che altrimenti rischia la disgregazione.
[Dialogante 2]  E poi del potere stesso, che attraverso il controllo si trasforma in ‘dominio’.
[Dialogante 1]  Un esempio assai probante ce lo hanno dato le società a regime comunista, nelle quali questa trasformazione – dal controllo al dominio – è un fatto realizzato sotto gli occhi di tutti.
[Dialogante 2]  Come sotto gli occhi di tutti sta avvenendo il crollo di ogni forma di dominio, quale che sia la sua origine.
[Dialogante 1]  Cosa ne deduci? Che l’assenza di dominio conduca direttamente, anzi sia già assenza di controllo…
[Dialogante 2]  … vuoi dire anarchia?

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