martedì 6 dicembre 2011

Un gioco infinito

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Mentre il mio rendimento mentale è negli ultimi tempi sensibilmente diminuito nel suo complesso, vi sono ancora momentanei ritorni di fiamma, sempre però innescati dal contatto con menti giovani che evidentemente hanno sovrabbondanza di combustibile. Mi capita con Valentina, il cui pensiero è singolarmente affino al mio. Mi capita spesso con Fernando, talora anche con Oliver, con gli amici del Centro e, ovviamente con Paola. Mi sembra, in questi casi, di incontrare me stesso, non perché io li abbia istruiti (non credo di aver mai istruito nessuno), ma perché ci siamo trovati nello stesso pendio e ce ne siamo accorti. Questa convergenza con un pensiero di tanto più giovane del mio è ciò che lo ravviva dandomi talora l’impressione di essere ancora io a produrlo quando non si tratta che di un rispecchiamento. Un rispecchiamento –mi dicono– in cui dovrei riconoscere tratti anche di me stesso, mentre io credo di ravvisare tratti di altri ancora.

Forse il pensiero non è che riconoscimento, riscoperta in noi stesi di pensieri già riflessi in un gioco infinito di specchi affrontati.

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