sabato 24 dicembre 2011

Celestino e Miele


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Gli unici cani cui ho voluto bene.

Di Celestino credo di aver già parlato. Merita tuttavia che ne riparli per la sua eccezionale bruttezza. Piccolo, tracagnotto, gambe corte e storte, pelo rasato grigio scuro a macchie nere, da licaone, occhi l’uno blu e l’altro rosso, così, salvo le dimensioni, immaginavo il mastino di Baskerville.

L’altro, Miele di nome e di fatto, non poteva certo dirsi brutto, se non altro per il pelo, appunto color miele e garbatamente ondulato. Abbandonato per strada e giunto a noi in fin di vita, si era rapidamente ripreso mostrandoci tutta la gentilezza del suo carattere. Era divenuto grande amico di Michelino, il simpatico cagnetto del nostro vicino, chiassoso e invadente quanto Miele era silenzioso e riservato. Fino a un paio di anni fa camminavo ancora con una certa disinvoltura, accompagnato da Miele e Michelino che mi caracollavano accanto, Michelino senza particolari riguardi per la mia incipiente instabilità, Miele sempre attento e riguardoso, come se capisse.

Celestino era morto vecchio, molti anni prima; Miele è morto giovane, d’improvviso, e ancora ne sentiamo la mancanza.

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