domenica 11 dicembre 2011

... come l'acqua...

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Lo stesso quadro del postino precedente, ma dietro ogni bambino seduto intorno al grande tavolo c’è una fila interminabile di altri bambini, e non solo bambini: anche adulti, giovani che sembrano vecchi, i vecchi però sono morti anzi tempo, di malnutrizione, di AIDS, di una raffica sparata da un bambino di sì e no dieci anni.

Di immagini di guerra ne vediamo ogni giorno, nei documentari, nelle fiction, anche non distinguiamo nemmeno più tra un reportage e un’accurata, tecnicamente pregevole ricostruzione, né c’importa granché distinguere. Anzi, quel bambino di cui al postino precedente tutto sommato ci colpisce di più che non la notizia di una nuova guerra scoppiata in qualche parte dell’Africa o dell’Asia. È sempre l’immagine ad avere la prevalenza sul fatto. E ancora: è il caso singolo più che non la tragedia collettiva a coinvolgerci emotivamente: in quello riusciamo a immedesimarci, questa resta tutt’al più ‘notizia’, e le notizie scorrono su di noi come l’acqua su di una superficie in pendenza.

È questa la sensibilità che dovrebbe salvarci dall’autoestinzione?

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