mercoledì 21 dicembre 2011

Il lusso di affezionarsi alla propria casa


Aiko Musashi ricupera oggetti personali dalla sua casa distrutta in Kesennuma,
il 18.3.2011 (Paula Bronstein/Getty Images)

[328]
Questa mattina [1] ha telefonato Thomas da Berlino, comunicandoci di essersi insediato, con i libri portati da Cantalupo, comodamente nel nuovo appartamento da lui preso in affitto. Ho notato negli ultimi anni un suo crescente attaccamento alla casa e agli oggetti in essa contenuti. È una forma di attaccamento che si sviluppa con l’età, ma non necessariamente in tutti. C’è anzi chi manifesta insofferenza per la permanenza prolungata in una stessa abitazione. Sembra che questa insofferenza fosse quasi patologica in Beethoven. Paola, quando era più giovane, credo che avrebbe volentieri lasciato la casa e il paese di Cantalupo per un’abitazione cittadina, per esempio a Firenze. Ora la vedo contenta della nostra dimora, che lei non si stanca di rendere più accogliente e fantasiosa.

Molte famiglie, soprattutto delle zone più soggette a uragani, inondazioni, terremoti, non si possono permettere il lusso di affezionarsi alla propria casa. Probabilmente hanno sviluppato una cultura immunizzante verso questi malanni. Almeno a noi fa comodo pensare che sia così. A salvaguardia dei nostri sonni.

[1] Nota della redazione: il postino è stato scritto in Agosto 2010

Nessun commento: