martedì 28 giugno 2011

Ridondanza


[126] Adesso che abbiamo dato via il pianoforte sotto il grande quadro (di Paola) delle "donne cosmiche", la parete restata vuota è stata riempita da un secondo quadro sullo stesso argomento, ma alquanto più piccolo, quasi uno studio preparatorio per il fratello maggiore. Mi sembra di aver notato, negli ospiti occasionali, ma soprattutto in me stesso, una maggior attrattiva esercitata dall’accoppiamento dei due quadri rispetto a quella di ogni singolo. Mi sono chiesto del perché di questo e la risposta che mi sono dato è: ridondanza. Ridondanza non solo del contenuto ma anche della forma. L’occhio e, per suo tramite, la mente sono portati a soffermarsi sia sulle analogie compositive che sulle differenze dell’uno come dell’altra. Ne consegue un tempo di osservazione più lungo, quindi una maggior consuetudine con le due opere, simili eppur così differenti tra loro. E la maggior consuetudine produce maggior conoscenza o amicizia come accade anche tra persone. Questa catena di effetti è d’altronde ben conosciuta, tant’è che su di essa si basa la pubblicità. La valutazione di un uomo politico si basa sulla ridondanza della sua immagine nei più diversi contesti assai più che sulla conoscenza di ciò che fa e pensa. Occorre un buon grado di autonomia mentale per non lasciarsi convincere da ciò che i mezzi di comunicazione di massa ci dicono e ci mostrano. E la scuola di tutto si occupa meno che dell’autonomia del pensiero.
È strano, ma caratteristico forse di questi postini che spesso imboccano una strada per poi proseguire su un’altra. Per esempio questo è iniziato con una considerazione su due quadri di Paola finendo poi con una scontata critica all’attuale capo di governo e un’altrettanto scontata lamentela sullo stato della scuola.

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