martedì 5 aprile 2011

Circuito autogenerativo - ancora


[72] Il circuito autogenerativo (c.aut.) di cui abbiamo parlato un paio di postini fa, ha, nella versione proposta dal CMC, se non un decalogo, un eptalogo cui attenersi nella pratica. Vediamo meglio.
Anzitutto chi sono gli ‘attanti’?
Coloro che agiscono o intendono agire alle condizioni espresse dai sette punti.
E in che senso costituiscono un ‘sistema’?
Perché hanno deciso di lavorare insieme intorno a un problema o argomento attenendosi a quei punti.
Il primo di essi è forse il più difficile da osservare in quanto presuppone una (momentanea) rinuncia alle proprie convinzioni in favore di modi di pensiero a noi estranei. È tuttavia il punto più importante.
Il secondo è si può dire ‘tecnicamente’ difficile perché la maggior parte di noi ritiene assolute le proprie verità e non riconosce neppure la loro dipendenza da un qualche UCL.
Il punto terzo è difficile da accettare per le nostre abitudini culturali, mentre il punto quarto discende dal punto secondo. E pone l’ulteriore difficoltà di riconoscere e dichiarare apertamente la propria relatività.
Anche il punto quinto contraddice per lo più le nostre abitudini culturali.
I punti sesto e settimo avanzano due ipotesi corroborate anche da recenti esperienze condotte sui primati e in particolare sull’uomo, ipotesi secondo cui, da un certo livello evolutivo in poi, il cervello, che già possiede una ‘struttura a rete’, tende ad ampliarla con il concorso di altri cervello. Del resto un’analoga tendenza si manifesta già negli insetti sociali.
Visti i risultati che si ottengono con il c.aut., c’è solo da meravigliarsi che gli uomini continuino a preferirgli il modello competitivo, la cui applicazione intensiva è, oltretutto, estremamente pericolosa.

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