martedì 22 maggio 2012

Mondnacht

[389]



Es war, als hätt' der Himmel
Die Erde still geküßt,
Daß sie im Blütenschimmer
Von ihm nun träumen müßt'.

Die Luft ging durch die Felder,
Die Ähren wogten sacht,
Es rauschten leis die Wälder,
So sternklar war die Nacht.

Und meine Seele spannte
Weit ihre Flügel aus,
Flog durch die stillen Lande,
Als flöge sie nach Haus.

A parte la straordinaria bellezza della poesia, Schumann ne ha fatto anche l’indiscussa perla del Lied romantico. Per un convinto schubertiano come me non è facile ammettere che Mondnacht tocca un vertice probabilmente insuperato non solo nel suo genere, ma in tutta la tradizione musicale di Occidente.

Non è mia intenzione, comunque, addentrarmi in questioni di priorità estetica, per cui non sono minimamente preparato. Vorrei invece tentare di giustificare la presenza di questo ‘campione’ nella serie di postini del ‘come se’.

È chiaro che l’Es war als hätte der Himmel d’apertura non è che una metafora letteraria che non impegna in alcun modo il piano della realtà. E questo piano metaforico permane inalterato, anzi intensifica ancora la sua visionarietà dell’ulteriore metafora delle ali dispiegate a raggiungere la meta desiderata. Eichendorff si serve cui di un secondo plurale di LandLande, non Länder, alquanto più indeterminato e ‘poetico’ dell’altro, messo musicalmente in rilievo dalla mancata cadenza risolutiva (con l’accordo di tonica trasformato in dominante del suo quarto grado, che tuttavia verrà toccato appena di sfuggita in un’arcaizzante cadenza plagale). Tutto concorre ad allontanare dal mondo della realtà la già evanescente immagine poetica.

Forse tutto questo non appartiene al mondo dei ‘come se’; l’ho voluto tuttavia segnalare come dimostrazione dell’inaudita potenza espressiva che l’unione di due linguaggi –parola e musica– e capace di raggiungere.

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