lunedì 14 maggio 2012

La sestina pro senectute (i)

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Continuo a osservare me stesso. Ovviamente da dentro, anche perché da fuori sarei assai poco interessato: un vecchio traballante ‘con la goccia al naso’. Da dentro però sono costretto, non posso farne a meno, seppure vorrei. E così noto: – la situazione è stazionaria e mi ci sto abituando. Anzi, in alcuni giorni mi sembra di migliorare. Non è che traballi meno, sto imparando a controllare meglio il mio precario equilibrio. Prevedo le cose che potrebbero metterla in forse, e l’evito. Prevedo anche le cose che potrei dimenticare –praticamente tutte– e le trattengo. Insomma sto imparando a essere vecchio. Se non fosse come per l’asino di Buridano…

Comunque, l’autoosservazione non è per fortuna l’unica attività interna che mi posso permettere. Questi postini sono una buona compagnia che, oltretutto, condivido con altri. Molti sono, per così dire, compagni virtuali che neppure so chi sono –i visitatori dell’oblò–, altri li conosco e posso supporli intenti a leggere qualcuno dei postini anche se non è vero. Di uno sono sicuro che li legge, perché è lui che li carica su Internet, Fernando.

Fernando, in ordine di tempo, l’ultimo dei miei amici. In vita mia di amici ne ho avuto pochissimi, forse due soli, Sergio ed Enrico, guarda caso tutti e due legati ai coleotteri. Ora vi si sta aggiungendo Fernando, che però con i coleotteri non ha nulla a che fare. Mi domando: se Fernando non avesse la parte che ha nel curare i miei scritti non musicali, sarei capace di essergli amico come sono?

Il problema è infatti mio, solo mio. Sono così arido di sentimenti da non saper essere amico se non per via indiretta, attraverso i coleotteri o i postini e simili?

Selig, wer sich von der Welt
Ohne Haß verschließt,
Einen Freund am Busen hält
Und mit dem genießt,

Was von Menschen nicht gewußt 

Oder nicht bedacht. 

Durch das Labyrinth der Brust 

Wandelt in der Nacht.[1]

È, è stata la mia amicizia, anche lontanamente, di questo tipo?



[1] Johann Wolfgang von Goethe, An den Mond.

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