Nella poesiola citata due postini fa l’Autore descrive con l’abituale precisione di rompere,
quasi subitaneo, della vecchiaia, preceduta solo da deboli indizi, spesso
trascurati. Seguono mesi, anni di crisi, depressione finché si comincia a
‘imparare’ come si fa ad essere vecchi. Il bambino ci mette assai di più a
imparare la condizione di adulto, l’anziano non ha molto tempo e deve
spicciarsi, spesso impedito dalle circostanze e dai suoi simili. Mentre
infatti la società investe nella gioventù, su cui conta per sopravvivere,
tutt’al più tollera l’anziano, da cui non si aspetta più nulla. È, questa
dell’anziano, una condizione nuova, a cui nessuno ci ha preparato. La scuola,
i corsi di formazione sono per i giovani, tutt’al più per riempire i vuoti
dell’anzianità.
Negli animali, la vecchiaia non
è in genere che un breve preludio alla morte. Così era, fino a poco tempo fa,
anche per l’uomo. Oggi l’allungamento più o meno artificiale della vita
media, ha fatto della vecchiaia una non più trascurabile sezione della vita
con caratteristiche peculiari che richiederebbero un adeguato periodo di
formazione. La mia proposta è:
Considerare unitariamente la
vita come un processo formativo del suo stadio finale. Ogni stadio, oltre a
essere autonomo è anche preparazione allo stadio successivo. E l’ultimo, si
chiederà?
Chiude la fase individuale per
entrare in una fase transindividuale di dispersione nell’ambiente, inteso
nella sua accezione più ampia, cosmica.
Ho sempre ammirato il finale
dell’episodio di Elena (Faust II,
atto terzo), quando, il suo seguito di ancelle si dissolve nelle forze di
natura, simboleggiate dalle ninfe dei boschi, dei monti, nelle acque, per
confluire infine nell’orgia bacchica sovrastata dal potente raglio dall’asino
di Sileno.
In poche parole: la vecchiaia
va preparata fin dall’infanzia con l’apertura della mente a una molteplicità
di interessi, di curiosità, di saperi, di competenze, capace di sostituirsi a
vicenda, perché da loro dipende il perdurare della vita anche oltre i suoi
confini fisiologici.
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giovedì 17 maggio 2012
La sestina pro senectute (iv)
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