La vecchiaia, di Salvador Dalí (1940)
[382]
Das Alter ist ein höflich Mann
Einmal übers andre klopft er an,
Aber nun sagt niemand: Herein!
Und vor der Tür will er nicht sein,
Da klinkt er auf, tritt ein so schnell,
Und nun heißt’s, er sei ein grober
Gesell.
(Goethe)
La vecchiaia è arrivata –ormai
da tempo– e il suo codazzo di acciacchi, melanconie e depressioni. Mentirei
se dicessi che mi dispiace del tutto. Ho passato periodi assai più negativi
di questo: così gli anni Sessanta, quando, passata la beata incoscienza di un
giovane di belle speranze’, ho cessato di sperare –in me stesso– e mi sono
rassegnato ad essere quel che forse non ero: uno che non ha più nulla da
sperare. Poi vennero il Sessantotto, Paola, Cantalupo, il Centro e tutto il
resto.
Oggi non posso effettivamente
più sperare in un ‘dopo’, eppure non mi sento per nulla come nei miei ‘anni
di piombo’ (in anticipo di dieci su quelli che vengono detti tali). Non so
pronunciarmi sulle mie capacità lavorative. Soggettivamente, alcuni giorni
sono meglio di altri, almeno quanto a numero di righe scritte;
oggettivamente, la cosa non mi riguarda perché non credo nell’oggettività e,
anche se ci credessi, non avrei modo di dimostrarla. L’unica cosa che posso
dire è che momenti di soddisfazione si alternano a momenti di sconforto, così
che si riproduce quanto si è sempre prodotto, e la vecchiaia assomiglia alla
mia giovane età, solo che ora, a vacillare non è solo l’umore…
Guardo spesso le mie scatole
entomologiche e della maggior parte degli esemplari –di quelli meno comuni
soprattutto– arrivo a ricordare il momento e le circostanze della cattura,
mentre niente di simile mi accade con le mie composizioni musicali, neppure
con quelle poche che ho sentito eseguire. Vorrà dire qualcosa, questo?
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martedì 15 maggio 2012
La sestina pro senectute (ii)
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