martedì 15 maggio 2012

La sestina pro senectute (ii)



La vecchiaia, di Salvador Dalí (1940)
[382]
Das Alter ist ein höflich Mann
Einmal übers andre klopft er an,
Aber nun sagt niemand: Herein!
Und vor der Tür will er nicht sein,
Da klinkt er auf, tritt ein so schnell,
Und nun heißt’s, er sei ein grober Gesell.
(Goethe)

La vecchiaia è arrivata –ormai da tempo– e il suo codazzo di acciacchi, melanconie e depressioni. Mentirei se dicessi che mi dispiace del tutto. Ho passato periodi assai più negativi di questo: così gli anni Sessanta, quando, passata la beata incoscienza di un giovane di belle speranze’, ho cessato di sperare –in me stesso– e mi sono rassegnato ad essere quel che forse non ero: uno che non ha più nulla da sperare. Poi vennero il Sessantotto, Paola, Cantalupo, il Centro e tutto il resto.

Oggi non posso effettivamente più sperare in un ‘dopo’, eppure non mi sento per nulla come nei miei ‘anni di piombo’ (in anticipo di dieci su quelli che vengono detti tali). Non so pronunciarmi sulle mie capacità lavorative. Soggettivamente, alcuni giorni sono meglio di altri, almeno quanto a numero di righe scritte; oggettivamente, la cosa non mi riguarda perché non credo nell’oggettività e, anche se ci credessi, non avrei modo di dimostrarla. L’unica cosa che posso dire è che momenti di soddisfazione si alternano a momenti di sconforto, così che si riproduce quanto si è sempre prodotto, e la vecchiaia assomiglia alla mia giovane età, solo che ora, a vacillare non è solo l’umore…

Guardo spesso le mie scatole entomologiche e della maggior parte degli esemplari –di quelli meno comuni soprattutto– arrivo a ricordare il momento e le circostanze della cattura, mentre niente di simile mi accade con le mie composizioni musicali, neppure con quelle poche che ho sentito eseguire. Vorrà dire qualcosa, questo?

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