domenica 27 maggio 2012

Alles Vergängliche


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391]
“Alles Vergängliche
Ist nur ein Gleichnis;
Das Unzulängliche,
Hier wird's Ereignis;
Das Unbeschreibliche,
Hier ist's getan;

Das Ewig-Weibliche
Zieht uns hinan.
Sono gli ultimi versi del Faust, una delle più alte voci d’Occidente, come lo era stata la Divina Commedia citata nel postino precedente. Mentre però lì si trattava solo di un episodio –per quanto tra i più celebrati del poema– qui abbiamo a che fare con un passo particolarmente esposto del Faust, e non solo perché ne costituisce la chiusa, ma anche perché ne enuncia in forma estremamente concisa due dei temi fondamentali: il transeunte come copia di un modello e l’eterno femminino come polo d’attrazione dell’umano. Il primo, che qua ci riguarda in particolare, era stato già enunciato con forza in apertura del secondo posto, con la metafora del rifrangersi della luce nel brillio di una cascata:
“Am farbigen Abglanz haben wir das Leben”
Sembra che neppure l’agnostico Goethe possa prescindere di un ancoraggio oltremondano, ancoraggio che si esprime, al di là della fantasmagoria pseudocattolica di questo finale –come, a suo tempo, al di là del pseudoluteranesimo di tutto il primo Faust– del ricorso al motivo del ‘prototipo’. Una lontana anticipazione della nietzscheiana ewiger Wiederkehr des Gleichen?

Non è un motivo nuovo nella tradizione d’Occidente, accennato già da Platone e ripreso poi con maggior convinzione da Plotino e per suo tramite penetrato nel primo cristianesimo e lì rimasto latente fino ai giorni nostri. Chiedo scusa ai cultori del venerando mito per averlo riproposto nella modesta veste di un postino del ‘come se’.

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