martedì 1 maggio 2012

Do ut des

[379]
• Sacrificio: atto di sottomissione al potere.
• Sacrificio: mezzo di corruzione del potere.
• Sacrificio: oggetto di scambio per ottenere il perdono.

C’è qualche altro modo, meno servile, di intendere ‘sacrificio’. Certamente: ‘sacrificio di un proprio vantaggio per un vantaggio altrui’. È ancora il modello del do ut des, dello scambio, mancante però del secondo termine. Chi è – dovrebbe essere– colui che da, il tu di quel des? Resta il solo do, l’atto del ‘dare’, qualcosa di molto evangelico. E non voglio negare che questo tratto del vangelo, anche se non lo trovo nel mio operare, continua ad affascinarmi. Non credo però che il termine ‘sacrificio’ (far cosa sacra, attinente alla religione) sia adeguato. Non c’è nulla di sacro nell’aiutare il prossimo, a meno di non considerare sacro lui stesso, cioè la persona umana, me compreso. Lungi da me quest’idea. Sarò forse presuntuoso, ma non fino a questo punto. Quando, tra non molto, sarò –come dice Brecht– Aas… mit vielem Aas – che resterebbe della mia ‘sacralità’?

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