lunedì 14 marzo 2011

Sospensione del principio di non contraddizione ...


[56] Alcuni postini fa ho interrotto l’esposizione –in realtà una ripresentazione– di IMC per non annoiare il visitatore con un sovraccarico di teoria, anche se questa non credo risulti particolarmente gravosa. Sia come sia, vorrei ora fare qualche passo avanti che ci permetta di renderci meglio conto delle caratteristiche epistemologiche di questa ipotesi.

IMC ha infatti –almeno quando cerchiamo di definirla– una componente culturale che è bene riconoscere per non restarne travolti. E qual’è questa componente?

Il sistema comunicazionale (linguistico, concettuale, ideologico) nel quale IMC è stata formulata. Poiché, in qualità di ‘ipotesi’, IMC non è in grado di difendere sé stessa e si colloca probabilmente al punto più basso del cosiddetto ‘pensiero debole’, propongo una sua seconda definizione, più stringata e precisa:

DEFINIZIONE 2
IMC coincide con la sospensione del principio di non contraddizione.

Non è di immediata evidenza la coincidenza di DEFINIZIONE 1 e DEFINIZIONE 2. Basta pensare tuttavia che DEFINIZIONE 1 ricade nel dominio di sé stessa, va cioè relativizzata alla cultura che l’ha prodotta (in altre parole: vale entro i limiti di quella cultura). E questo vuol dire che DEFINIZIONE 1 potrebbe essere valida in un UCL e non valida in un altro. Conviene quindi ‘sospendere’ il principio di non contraddizione almeno fin quando non si sia precisato l’UCL (Universo Culturale Locale) di riferimento. [Ricordo che il principio di non contraddizione –"non può essere contemporaneamente che A sia uguale e diverso da B” – è il più tenace principio della logica classica].

DEFINIZIONE 2 non dice di abolire quel famoso principio, nel qual caso precipiteremmo nel baratro nullificante di UMC (Universo Metaculturale), ma solo di ‘sospenderlo’, lasciandoci sempre aperta la scappatoia del rifondarlo quando serve (cioè quasi sempre). IMC si propone appunto la ‘rifondazione’ di quel principio, ma a certe condizioni, chiarite e esplicitate.
Ancora una volta, temo di aver inviluppato il malcapitato visitatore in una rete di considerazioni che gli appariranno oziose e inconcludenti. Spero anche, se la sua ostinazione sarà pari alla mia, finirà per cambiare idea. Per fargli riprendere fiato, il nuovo postino parlerà di tutt’altro.

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