giovedì 17 marzo 2011

L'ultima definizione


[59] Riprendiamo la definizione di IMC, anzi l’ultima definizione, perché altre, almeno sul momento, non ve ne sono.

DEFINIZIONE 3
Data una qualsiasi proposizione p, è sempre possibile trovare o costruire un UCLp che la rende ‘vera’.

È un po’ il reciproco di DEFINIZIONE 1. La sua equivalenza con quella è facilmente dimostrabile. Infatti per la logica a due valori (vero, falso) l’unico caso in cui p risulta comunque falso è quello in cui p è auto contraddittoria, ma questo caso non ci deve preoccupare perché, per DEFINIZIONE 2, il principio di non contraddizione è sospeso, se non altro in UMC, che è appunto l’UCL in grado di rendere sia vera che falsa l’autocontraddizione.

DEFINIZIONE 3 esprime, possiamo dire, l’onnipotenza dell’intelletto umano, capace di fondare, come di negare qualunque ‘verità’. È come aver capovolto UMC, la cui ‘debolezza’ diventa ora il massimo raggiungibili di un pensiero ‘forte’.

Con DEFINIZIONE 3 si chiude l’esposizione del fondamento di IMC. Può darsi che al lettore di questi postini IMC, più che incomprensibile, risulti oziosa e inutile. Spero che tra qualche postino cambi idea. Se ciò non dovesse accadere, gli auguro di trovare lui stesso una via che, meglio di IMC, ci porti alla pace e, per essa, alla sopravvivenza.

Ho ripercorso in questi postini l’itinerario già compiuto all’inizio del terzo volume delle Indagini metaculturali. Arrivato a DEFINIZIONE 3, non ho trovato di meglio che ripetere quasi alla lettera quanto scritto nel 1999 e già ripetuto. Perché questa ridondanza? Perché diversi sono i contesti in cui sono inserite e diversi potrebbero essere i lettori. Qui ritroviamo le tre definizioni di IMC in compagnia di testi in prevalenza –ma non esclusivamente– scherzosi, quasi a sottolineare la sottigliezza del confine tra il serio e il meno serio.

Nessun commento: