giovedì 31 marzo 2011

Normalità dell'eccezionalità


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Oggi ho ascoltato alla televisione tre cantate bachiane, che peraltro conoscevo benissimo, avendone l’edizione completa nella splendida edizione in CD di Harnoncourt e Leonhard. Successivamente è stata la volta del IV Concerto Brandenburghese, sempre sotto la direzione di Harnoncourt. Mi sono venute le seguenti riflessioni:

• Nella sua qualità di Cantor nella chiesa di San Tommaso a Lipsia con l’obbligo di scrivere, allestire ed eseguire almeno una cantata la settimana, più eventuali altre per le feste infrasettimanali e le solennità civili, per Bach questo genere di lavoro, protratto per anni, non poteva che assumere carattere di routine. La cosa stupefacente è che, pur essendo questo evidentissimo all’ascolto, non ne risultano minimamente inficiate la qualità inventiva e la complessità tecnica. Normalità dell’assoluta eccezionalità.

• Altrettanto evidente all’ascolto risulta il carattere non routinier della sua musica strumentale, come per esempio i Concerti brandenburghesi. Qui è stupefacente piuttosto il contrario: come la singolarità di un’opera la cui destinazione profana, volta a intrattenere un’aristocrazia esigente in fatto di originalità inventiva, esibisce questa originalità al massimo grado con la naturalezza di una routine. Eccezionalità in veste di quotidianità.

• Il ‘caso Bach’ come esempio preclaro di coincidentia oppositorum, figlio tardivo del Medioevo, precursore solo di se stesso, sintesi di passato a futuro in un presente senza tempo.

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