giovedì 27 marzo 2014

Tratta VI.1 – Viviamo sulle sabbie mobili...



[Dialogante 2]            Testo molto precario e instabile.
[Dialogante 1]            Una condizione molto in accordo con i tempi.
[Dialogante 2]            Già, ma ne vorremmo uscire da questi tempi…
[Dialogante 1]            Per ritrovarci dove? In tempi che ritenevamo più stabili e ci hanno regalato guerre a non finire? Meglio la precarietà, che ci costringe a inventare i modi per sopravvivere!
[Dialogante 2]            Vivere di fantasia… Ma non tutti ne sono capaci o hanno voglia di farlo. Molti preferirebbero un po’ meno fantasia e un po’ più di progettabilità, tanto da sapere oggi ciò che presumibilmente accadrà domani.
[Dialogante 1]            Hai pronunciato la parola ‘fantasia’. Ricordo che piaceva a Petrassi, che la usava spesso quando voleva lodare una composizione che mostrava assieme varietà e rigore. Spesso però ci si contenta della sola varietà.
[Dialogante 2]            Il fatto è che della varietà ci si rende conto abbastanza presto, mentre il rigore ha bisogno di  verifiche.
[Dialogante 1]            Verifiche su che basi?
[Dialogante 2]            Su quelle che ci fornisce la tradizione culturale.
[Dialogante 1]            Cioè il rigore sarebbe sostanzialmente garante di conservazione, mentre la fantasia guarderebbe coraggiosamente il futuro?
[Dialogante 2]            Badiamo alle semplificazioni! Ci vuole coraggio anche per conservare, o meglio il coraggio non c’entra niente né nell’un caso né nell’altro. I casi singoli sarebbe bene non valutarli secondo criteri generali, ma secondo le loro caratteristiche individuali.
[Dialogante 1]            Ma proprio qui sta il difficile. Che senso ha una valutazione basata su criteri ricavati dall’analisi dell’oggetto da valutare?
[Dialogante 2]            Forse la cosa comincia a farsi sensata dopo qualche tempo, quando la cultura l’abbia accettata senza neppure analizzarla.
[Dialogante 1]            Sei quindi fautore dell’approccio ‘spontaneo’, preculturale?
[Dialogante 2]            Sai benissimo che un tale approccio non è possibile per IMC. Anche quello che hai chiamato ‘preculturale’ o ‘spontaneo’ non fa altro che servirsi di altri codici, pregressi o appartenenti a una cultura diversa da quella cui appartiene l’oggetto in questione.
[Dialogante 1]            La ‘fantasia’ non inventa codici?
[Dialogante 2]            Ma certo che lo fa. Così come inventa le loro applicazioni. Anzi li modifica a ogni loro applicazione.
[Dialogante 1]            Il concetto di ‘codice’ designa cioè una variabile, non un invariabile stadio finale. Panta rei…
[Dialogante 2]            Anche gli stadi finali, le ‘opere’, potrebbero ulteriormente variare, per esempio nella valutazione culturale…
[Dialogante 1]            … cioè, in quelle che più contano momento per momento.
[Dialogante 2]            Sia come sia, viviamo sulle sabbie mobili.
[Dialogante 1]            La cultura stessa non è che sabbia mobile.

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