venerdì 10 maggio 2013

Qualche riflessione propedeutica a una mutazione culturale (x)



Io fotografato dalla sonda Galileo – fotografia di Michael Benson
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Siamo così arrivati a un punto che mi sta particolarmente a cuore e al quale ho dedicato, credo, la parte migliore del mio lavoro: la ricerca e la pratica formativa a livello culturale di base. Due parole esplicative per chi non avesse avuto la ventura di imbattersi nell’attività didattico-pedagogica di qualche operatore del Centro Metaculturale o in qualcuno dei numerosi scritti che la documentano.

Anzitutto va precisato che, pur essendo ex professo un compositore di musica, negli ultimi vent’anni la mia principale attività si è rivolta piuttosto alla politica educativa che al mondo dei suoni. Credo anche che in questo settore io abbia avuto la fortuna di individuare, con l’aiuto di una moltitudine di collaboratori dai quattro anni in su, un orientamento formativo particolarmente consono alla drammatica crisi culturale che ha investito il mondo intero con la sparizione del modello antagonista al capitalismo. Filosoficamente questa sparizione ha significato la resa incondizionata al potere del denaro e la rinuncia alla nostra specificità umana, sostituita per così dire da una specificità monetaria, che ha reso però anche possibile l’emergere di una cultura alternativa benché minoritaria, ora però necessaria alla nostra sopravvivenza. Noi l’abbiamo chiamata Ipotesi Metaculturale, ma non l’abbiamo certo inventata, bensì trovata tra gli scarti di altre culture, assai più forti.

Ma non è di filosofia che vogliamo parlare. Quando si tratta di sopravvivenza, occorre incidere sul reale in maniera assai più diretta.

“E IMC sarebbe una via più diretta?”

Non certo nelle sue formulazioni teoriche, che aspirano al punto più basso del pensiero debole, ma nelle sue conseguenze operative, politiche, come quando elabora percorsi educativi che prescindono dall’indottrinamento, addirittura dal primato del sapere, al posto del quale rivendichiamo il ruolo del pensiero, o quando promuovono l’attività formativa anche e soprattutto come autoformazione, la cui priorità è giustificata dall’essere rivolta al domani, a un tempo cioè non ancora inquinato dall’urgenza dell’oggi. La politica odierna sembra per contro essere incentrata sull’oggi, sul ‘tutto e subito’, proprio perché la strategia educativa mira al successo immediato, al superamento di un esame, non al rafforzamento di capacità riflessive e propositive. In sostanza IMC secondarizza il presente nei confronti del futuro anche se, per realizzare quest’ultimo, lavora più sull’utopia che sulla realtà.

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