mercoledì 10 settembre 2014

Tratta XIX.3 – Priorità dell’antagonismo sulla concordia?




Immagine di Andrej Pavlov


Poco dopo l’attacco dell’’Appunto’ precedente troviamo una precisazione di evidente ipocrisia: “Non per convincerlo” (il lettore)… È ovvio invece che mi piacerebbe convincerlo di ciò che sto dicendo, e allora perché negarlo? C’è un genere di ipocrisia che fa parte dei normali rapporti interpersonali e il cui fine è in origine un’offerta di pace come il saluto o il “come stai”. Questa offerta fa presupporre che l’altro sia considerato un potenziale nemico, come di regola tra gli animali non sociali, piuttosto che un amico. Anche tra questi ultimi, per esempio tra le formiche, si osservano rituali di saluto (o di riconoscimento) che valgono a fugare ogni dubbio sull’appartenenza dell’altra alla stessa società.
Perché questa priorità dell’antagonismo sulla concordia?
È facile immaginare una sorta di conflitto permanente di tutti contro tutti per l’occupazione di un territorio, di una fonte di cibo, per la conquista di un partner, per la preminenza su un gruppo; mi sarebbe difficile pensare a un ‘rimedio universale’ contro i conflitti. E a qual fine? Concordia, fratellanza, perfino misericordia e generosità sono invenzioni recenti della specie umana. In natura si trovano tutt’al più dei modelli per così dire ‘meccanici’, o meglio istintuali, che noi abbiamo rivestito da un lato di oggettività scientifica, dall’altro di emotività sentimentale. Questi prototipi naturali hanno permesso la permanenza della vita sulla terra. La loro versione umanizzante non sembra offrire le stesse garanzie. Ci restano due vie. O recuperiamo per intero la sfera istintuale senza inquinarla con resti del processo di ‘ominazione’, o completiamo quest’ultimo fino a cancellare la traccia della nostra ‘animalità’ per ripensare integralmente la nostra umanità fuori dagli schemi correnti.
La prima di queste due vie e la più improbabile perché implica qualcosa come il reflusso del tempo; la seconda, difficilissima ma non impossibile, ci impegna tutti personalmente sia a livello intellettivo, sia nella nostra affettività.]

Nessun commento: