martedì 9 settembre 2014

Tratta XIX.2 – Giardino dei sentieri che si biforcano



[A dire il vero, questi Appunti come gli altri miei scritti recenti, non si limitano a indurre il lettore a pensare –cosa che certamente era già abituato a fare–, ma vorrebbero proporgli uno stile di pensiero che gli è probabilmente straneo. Non per convincerlo ad adottarlo –non mi piace ‘convincere’, lo ritengo una violenza– ma per fargli conoscere una via oggi percorribile con qualche vantaggio sugli altri, seppure con qualche scomodità.
Ci sono più modi per far conoscere uno ¡stile di pensiero’. Il primo, che alcuni ritengono il migliore perché più rapido ed esaustivo, è presentarne la veste teorica e formale. Molti però –specialmente oggi che la lettura, in particolare di testi teorici, non gode di grande popolarità– preferirebbero altri tipi di approccio. Comunque, per chi fosse interessato, esistono, se non altro in web, più di una trattazione di IMC (ché di questo si tratta) per i buongustai del pensiero. Per chi pensa come comunemente si pensa ci sono in buona quantità i libri che mostrano lo stile metaculturale in atto. Ovviamente è molto difficile ricostruire il nocciolo teorico-filosofico partendo dalle semplificazione spicciola quale la si può leggere in queste Annotazioni o nei Postini, e il tempo di sedimentazione di IMC è indubbiamente maggiore. Ho ritenuto tuttavia opportuno associare all’itinerario-base questo Giardino dei sentieri che si biforcano[1], di lettura certo più gradevole se non proprio allettante.
Un altro vantaggio di questa Vulgata metaculturale è l’essersi rivolta spesso a problemi della quotidianità che nascondono in certo modo la metaculturalità della trattazione, fingendo ingenuità dove questa può esistere solo letterariamente.
È una singolarità di IMC il fatto di essere filosoficamente ovvia, conosciuta e applicata da sempre e in ogni luogo eppure praticamente osteggiata o ignorata ovunque.
E pensare che proprio in lei abbiamo la forse ultima speranza di sopravvivenza!]


[1]             «El jardín de senderos que se bifurcan» è un racconto scritto nel 1941 dal poeta argentino Jorge Luis Borges.

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