Anch’io,
come molti –ma ancora troppo pochi– attendo con ansia la fine dell’ ‘era
Berlusconi’ che, anche se non più lunga di un batter di ciglia nella storia
dell’uomo, per me individuo singolo come tanti altri, ha una durata non più
sopportabile. E non è tanto la persona che intendo, quanto ciò che
rappresenta per e nel nostro paese, addirittura oltre i suoi confini, per un
modo di essere dell’uomo in quanto animale politico. Il disprezzo che la sua
parola, i suoi comportamenti dimostrano per chiunque non abbia il suo
standard economico credo dovrebbe riversarsi su lui stesso ma ciò non accade
e uno si domanda angosciato come mai non accade. E la risposta è ancora più
angosciante perché il servilismo di noi italiani giunge fino all’identificazione
(sognata con il padrone?), peggio assai: perché negli uomini sembra essere
diffuso questo bisogno di sottomettere il proprio pensiero, la propria
individualità non tanto al migliore quanto a chi, pur essendo come gli altri
e forse da meno, mostra di che cosa saremmo capaci al suo posto. E di che
cosa è capace Berlusconi? Di farci sognare di essere lui, ma soprattutto di
avere i suoi soldi.
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