Nel ‘boccale’
precedente abbiamo abbozzato una definizione detta ‘topografica’ del sindacato,
cioè, descrivendolo come un luogo
concettuale dove possono materializzarsi una serie di caratteristiche, e quindi
dove possono avvenire una serie di azioni.
Cosa può fare quindi un sindacato che
concepisce se stesso come luogo di relazione,
informazione, iniziativa, responsabilizzazione, pratica e pensiero,
(auto)formazione, composizione della diversità…? (descrizione incompleta,
cangiante, come già affermato)
· Osserva/ascolta/interroga multidimensionalmente,
attivamente la realtà fattuale del
mondo del lavoro e ambiti circondanti, cercando un massimo di prospettive
differenti, e la sintetizza attraverso strumenti informativo-analitici.
· Include
partecipativamente i lavoratori, nell’accezione più ampia del termine, nei
processi sia strategici che operativi, con la doppia, inscindibile intenzione
di usufruire del loro apporto individuale all’impresa collettiva, e di
retribuirli con opportunità di (auto)formazione e di servizio ai loro pari.
· Comunica la sua
azione e il suo pensiero nelle dimensioni più ampie possibili – aspira a essere
interlocutore consapevole in tutte le
dimensioni attinenti l’ambito di lavoro, privilegiando certo quelle più dirette
(datore di lavoro, altri agenti sindacali/professionali, lavoratori attivi), ma
rifiutando di limitarsi ad esse. In questa azione di comunicazione, si
preoccupa di esplicitare con la
maggiore chiarezza possibile le proprie posizioni e risultati, i presupposti
dai quali sono stati raggiunti, e le limitazioni che li condizionano.
·
Si autoorganizza in
modo aperto, definendo sia le proprie strutture
produttive interne (produttrici di informazione e analisi, di comunicazione e
relazione, di decisioni, di strategia, di sostegno collettivo e individuale…),
sia i propri processi produttivi
interni.
·
Elabora una strategia,
in relazione con la storia, con i vincoli immediati (ambito di lavoro in senso
stretto, datore di lavoro, altre forze sindacali), in relazione con il mondo
esterno (società, istituzioni, condizioni socio-politico-economiche
imperanti.). Questa strategia dovrebbe riferirsi a principi sentiti come
generalmente validi (cioè, al di là della contingenza) dai lavoratori.
·
Sottopone a critica
evolutiva continua tanto i risultati quanto i processi; tanto le strutture
quanto i principi. Nella misura nella quale strutture e processi (interni)
interagiscono con strutture e processi (esterni), si sente autorizzato, anzi
responsabilizzato, a estendere detta critica all’ambito esterno.
· Fornisce sostegno
collettivo ai lavoratori, sviluppando detta strategia. Questo sostegno
collettivo viene normalmente espresso sia in una dimensione presente che in una dimensione futura.
· Quanto alla dimensione presente, lo sviluppo della strategia normalmente è possibile solo
all’interno di vincoli predefiniti (leggi, accordi). In questo caso l’azione di
sostegno collettivo del sindacato si potrebbe descrivere come ‘miglior
occupazione funzionale dello spazio disponibile’, utilizzandolo il più
compiutamente possibile nell’interesse dei lavoratori.
· La dimensione futura
dello sviluppo della strategia comprende il riconoscimento
delle dinamiche (di espansione, di consolidamento, addirittura di restrizione)
che possono modificare ‘lo spazio disponibile’, e la partecipazione attiva alle stesse, coerentemente (ma non troppo)
con le proprie capacità. Infatti nell’intervento sulle dinamiche sono
ammissibili, anzi auspicabili, le proposte ‘al di là’ delle proprie capacità,
che cercano di mettere in moto delle forze ben superiori; interpersonali,
intersindacali, intercategoriali, dell’organizzazione intera, addirittura della
società.
· Fornisce pure sostegno
individuale ai lavoratori, sia per prevenire situazioni di difficoltà, sia
per affrontarle. Non solo con un obiettivo ‘giuridico’, aiutando il singolo a
sfruttare appieno i propri diritti all’interno dello spazio disponibile, e
puntando ad ottenere attraverso il caso singolo delle conquiste che vadano a beneficio
della collettività – ma abbinando ad esso un obiettivo ‘comunicativo’,
dimostrando nei fatti al lavoratore in questione (e indirettamente agli altri)
che egli appartiene ad una comunità.
·
Include, sussume tutte le azioni precedenti in una
‘meta-azione’ complessiva di composizione
delle diversità, sia esterne ed interne. Da questo punto di vista, il fine
ultimo del sindacato è contribuire alla sopravvivenza
funzionale, attiva dell’organizzazione nell’ambito dove svolge i suoi compiti
sociali.
L’azione e il
pensiero del sindacato così (auto)concepito sospendono di continuo il principio
di non contraddizione: anzitutto, nella sospensione della distinzione
concettuale tra azione e pensiero. Ma anche di quella tra postulante-lavoratore
attivo-pensionato; di quella tra categorie di lavoratori attivi, juniores o seniores, precari o stabili; di quella tra individuo e collettivo;
di quella tra agenti sindacali diversi; di quella tra questioni interne ed
esterne all’ambito di lavoro; di quella tra datore di lavoro e lavoratore; di
quella tra sostegno presente e futuro; di quella tra contributo all’impresa e retribuzione;
di quella tra risorse materiali e concettuali…
Sospensione
infine della distinzione tra azione (sull’‘oggetto’ a noi esterno) e
riflessione (interna, del ‘soggetto’ su se stesso). Ogni sindacato così
concepito vuole agire sull’ambito di
lavoro (‘oggetto’ al quale i ‘soggetti’ sindacali comunque appartengono); ma
vuole anche riflettere sulla natura
dell’azione sindacale per modificarla (‘soggetto’ riflettente che
conseguentemente diventa ‘oggetto’ di tali riflessioni).
Tutte queste
distinzioni possono essere riconosciute localmente, contingentemente,
all’interno di prospettive e progetti specifici; tutte senza eccezione possono
essere sospese all’interno di altri progetti e prospettive aggreganti i
precedenti, che perseguano gli obiettivi di composizione delle diversità
organizzative e di sopravvivenza funzionale dell’organizzazione. Che alla loro
volta possono essere sospese in prospettive aggreganti che puntino alla
composizione delle diversità sociale e di sopravvivenza della società stessa. Che
a loro volta…
Nessun commento:
Posta un commento