giovedì 12 luglio 2012

Cosa può fare un sindacato?



Nel ‘boccale’ precedente abbiamo abbozzato una definizione detta ‘topografica’ del sindacato, cioè, descrivendolo come un luogo concettuale dove possono materializzarsi una serie di caratteristiche, e quindi dove possono avvenire una serie di azioni. Cosa può fare quindi un sindacato che concepisce se stesso come luogo di relazione, informazione, iniziativa, responsabilizzazione, pratica e pensiero, (auto)formazione, composizione della diversità…? (descrizione incompleta, cangiante, come già affermato)
·     Osserva/ascolta/interroga multidimensionalmente, attivamente la realtà fattuale del mondo del lavoro e ambiti circondanti, cercando un massimo di prospettive differenti, e la sintetizza attraverso strumenti informativo-analitici.
·    Include partecipativamente i lavoratori, nell’accezione più ampia del termine, nei processi sia strategici che operativi, con la doppia, inscindibile intenzione di usufruire del loro apporto individuale all’impresa collettiva, e di retribuirli con opportunità di (auto)formazione e di servizio ai loro pari.
·      Comunica la sua azione e il suo pensiero nelle dimensioni più ampie possibili – aspira a essere interlocutore consapevole in tutte le dimensioni attinenti l’ambito di lavoro, privilegiando certo quelle più dirette (datore di lavoro, altri agenti sindacali/professionali, lavoratori attivi), ma rifiutando di limitarsi ad esse. In questa azione di comunicazione, si preoccupa di esplicitare con la maggiore chiarezza possibile le proprie posizioni e risultati, i presupposti dai quali sono stati raggiunti, e le limitazioni che li condizionano.
·        Si autoorganizza in modo aperto, definendo sia le proprie strutture produttive interne (produttrici di informazione e analisi, di comunicazione e relazione, di decisioni, di strategia, di sostegno collettivo e individuale…), sia i propri processi produttivi interni.
·        Elabora una strategia, in relazione con la storia, con i vincoli immediati (ambito di lavoro in senso stretto, datore di lavoro, altre forze sindacali), in relazione con il mondo esterno (società, istituzioni, condizioni socio-politico-economiche imperanti.). Questa strategia dovrebbe riferirsi a principi sentiti come generalmente validi (cioè, al di là della contingenza) dai lavoratori.
·        Sottopone a critica evolutiva continua tanto i risultati quanto i processi; tanto le strutture quanto i principi. Nella misura nella quale strutture e processi (interni) interagiscono con strutture e processi (esterni), si sente autorizzato, anzi responsabilizzato, a estendere detta critica all’ambito esterno.
·      Fornisce sostegno collettivo ai lavoratori, sviluppando detta strategia. Questo sostegno collettivo viene normalmente espresso sia in una dimensione presente che in una dimensione futura.
·     Quanto alla dimensione presente, lo sviluppo della strategia normalmente è possibile solo all’interno di vincoli predefiniti (leggi, accordi). In questo caso l’azione di sostegno collettivo del sindacato si potrebbe descrivere come ‘miglior occupazione funzionale dello spazio disponibile’, utilizzandolo il più compiutamente possibile nell’interesse dei lavoratori.
·       La dimensione futura dello sviluppo della strategia comprende il riconoscimento delle dinamiche (di espansione, di consolidamento, addirittura di restrizione) che possono modificare ‘lo spazio disponibile’, e la partecipazione attiva alle stesse, coerentemente (ma non troppo) con le proprie capacità. Infatti nell’intervento sulle dinamiche sono ammissibili, anzi auspicabili, le proposte ‘al di là’ delle proprie capacità, che cercano di mettere in moto delle forze ben superiori; interpersonali, intersindacali, intercategoriali, dell’organizzazione intera, addirittura della società.
·      Fornisce pure sostegno individuale ai lavoratori, sia per prevenire situazioni di difficoltà, sia per affrontarle. Non solo con un obiettivo ‘giuridico’, aiutando il singolo a sfruttare appieno i propri diritti all’interno dello spazio disponibile, e puntando ad ottenere attraverso il caso singolo delle conquiste che vadano a beneficio della collettività – ma abbinando ad esso un obiettivo ‘comunicativo’, dimostrando nei fatti al lavoratore in questione (e indirettamente agli altri) che egli appartiene ad una comunità.
·        Include, sussume tutte le azioni precedenti in una ‘meta-azione’ complessiva di composizione delle diversità, sia esterne ed interne. Da questo punto di vista, il fine ultimo del sindacato è contribuire alla sopravvivenza funzionale, attiva dell’organizzazione nell’ambito dove svolge i suoi compiti sociali.
L’azione e il pensiero del sindacato così (auto)concepito sospendono di continuo il principio di non contraddizione: anzitutto, nella sospensione della distinzione concettuale tra azione e pensiero. Ma anche di quella tra postulante-lavoratore attivo-pensionato; di quella tra categorie di lavoratori attivi, juniores o seniores, precari o stabili; di quella tra individuo e collettivo; di quella tra agenti sindacali diversi; di quella tra questioni interne ed esterne all’ambito di lavoro; di quella tra datore di lavoro e lavoratore; di quella tra sostegno presente e futuro; di quella tra contributo all’impresa e retribuzione; di quella tra risorse materiali e concettuali…
Sospensione infine della distinzione tra azione (sull’‘oggetto’ a noi esterno) e riflessione (interna, del ‘soggetto’ su se stesso). Ogni sindacato così concepito vuole agire sull’ambito di lavoro (‘oggetto’ al quale i ‘soggetti’ sindacali comunque appartengono); ma vuole anche riflettere sulla natura dell’azione sindacale per modificarla (‘soggetto’ riflettente che conseguentemente diventa ‘oggetto’ di tali riflessioni).
Tutte queste distinzioni possono essere riconosciute localmente, contingentemente, all’interno di prospettive e progetti specifici; tutte senza eccezione possono essere sospese all’interno di altri progetti e prospettive aggreganti i precedenti, che perseguano gli obiettivi di composizione delle diversità organizzative e di sopravvivenza funzionale dell’organizzazione. Che alla loro volta possono essere sospese in prospettive aggreganti che puntino alla composizione delle diversità sociale e di sopravvivenza della società stessa. Che a loro volta…

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