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Vorrei chiudere questa serie di
postini del ‘come se’ nel nome di una poetessa alle cui opere sono
particolarmente affezionato per come ha contribuito a restituire alle lingue
e alla cultura tedesca la dignità perduta una sessantina di anni fa.
Hängend am Strauch der Verzweiflung
und doch auswartend bis die Sage des Blühens
in ihre Wahrsagung tritt –
Zauberkundig
plötzlich der Weißdorn ist außer sich
vom Tod in des Leben geraten –
(Pendente
dal cespo della disperazione
eppure in
attesa che la leggenda dei fiori
avveri la
sua profezia –
Esperto di
magia
d’un tratto
il biancospino fuori di sé
dalla morte
s’è trovato nella vita.)
Speranza dalla disperazione,
luce dalla notte, vita dalla morte, la poesia di Nelly Sachs ha permesso alla
Germania di rinascere dalla distruzione fisica e morale cui la storia l’aveva
condannata. Non è stata l’unica, ma la fusione in lei della lingua della
vittima con quella del carnefice le ha conferito un’emblematicità che penetra
ogni sua parola, ogni suo gesto poetico. Il tema biblico di molte sue poesie,
che in altri suonerebbe voluto e fastidioso, in lei è autentico: Nelly Sachs
è forse l’ultima grande voce profetica che dall’antichità giunge fino a noi.
Di lei ho messo a suo tempo in
musica varie poesie, la cui levità e intrinseca mu sicalità mi ha
particolarmente attratto.
Che cosa ci guida nella scelta
dei testi da musicare?
Il contenuto, certo, quello
esplicito, anche se spesso si sperde nella poesia moderna di non immediata
accessibilità; più ancora di improbabili accostamenti verbali, la ‘semantica
di contatto’ quale scaturisce, quasi epifanicamente, da questa improbabilità;
non ultimo, il ‘suono’ della parola, il ritmo del verso –anche e soprattutto
se irregolare–, la ‘forma’ dell’insieme con le sue intime corrispondenze e i
suoi inespressi richiami ad altro. Ma come può la musica tradurre tutto
questo?
Intanto non sempre lo fa. Così,
quando la musica, forte di una propria grammatica e sintassi, beneficiasse di
una larga autonomia, non di rado assume la parola come pretesto per godere di
se stessa, questo soprattutto nell’opera all’epoca del ‘bel canto’; altre
volte si limita a fare da supporto alla parola, come nel cosiddetto ‘stile
recitativo’; oppure si immedesima a tal punto nella vicenda narrata da
sacrificare ad essa la sua autonomia espressiva. Il ricevente potrà ricercare
tra le sue competenze gli esempi che a suo parere meglio rappresentano questi
tipi di interazione, ciascuno dei quali ha prodotto risultati di tutto
rispetto. Per parte mia e nell’ambito delle mie competenze vorrei nominare
solo quelli che ritengo i vertici del connubio di musica e parola: le Cantate di Bach (comprese ovviamente
le due Passioni) e il corpus dei Lieder schubertiani. Non so immaginare
una fusione altrettanto perfetta di due autonomie singole in una di ‘ordine’
–ma non per questo anche di ‘livello’– superiore. E in quei pochi casi in cui
il testo verbale non raggiunge quello musicale –come in certe stereotipie
letterarie nelle arie, o sentimentali nella poesia romantica– è sempre la
musica a riequilibrare la situazione. Nel caso mio, ahimé, se qualcosa di
buono si è prodotto, temo lo si debba alla scelta dei testi –come qui quelli
di Nelly Sachs– più che alla musica.
fine
della serie di postini del ‘come se’
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venerdì 20 luglio 2012
Nelly Sachs
Chiavi di lettura:
Letteratura con intenzione,
Postini,
Postini del 'come se'
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