domenica 8 maggio 2011

Thom.


[95] Ormai di cose ne aveva capito molte, ma più andava avanti, più gliene restavano da capire. Parlava tre lingue con una certa disinvoltura e aveva anche assimilato i relativi modi di pensiero, al punto che riusciva a esprimere in italiano una mentalità tedesca o in tedesco una mentalità slava. Ma non si sentiva perfettamente di casa in nessuna delle tre lingue. Non per nulla sceglierà più tardi Berlino come resistenza stabile, città multiculturale, multietnica, poliglotta.
Ma per ora viveva ancora, da scolaro delle medie, nel piccolo paese dove aveva trascorso la prima infanzia con i genitori, croata di formazione social-comunista la madre, borghese italo-tedesco il padre, ambedue musicisti ‘classici’ di professione. È ben comprensibile che con una così indistinta identità culturale il ragazzo non si riconoscesse pienamente in nessuna delle culture in cui stava vivendo la sua fase formativa. Inoltre ciò che in famiglia era considerato un ‘valore’ non lo era per nulla tra i suoi compagni, il ché rendeva difficile una completa integrazione, anche di una personalità aperta e disponibile come quella del futuro berlinese di adozione.

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