giovedì 19 maggio 2011

...siamo tutti un po’ filosofi...


[100] Come è noto, i bruchi non sanno pensare. Perlomeno non possiedono il pensiero riflesso, perché il loro cervello è troppo piccolo per contenere le circonvoluzioni necessarie. Supponiamo però che sia abbastanza grande da contenerne in numero sufficiente. Come penserebbe un bruco capace di pensare e di riflettere sul suo pensiero?

“Ecco, sto pensando che farei bene a continuare questo mio pasto senza fine perché, se non lo continuasse, finirebbe, e questo non ci è concesso fin quando siamo bruchi. Più tardi, chissà, chi vivrà vedrà.
Ma, se volessi smettere? Non posso, e neppure voglio. E allora perché penso che farei bene a continuare? Pensiero inutile perché necessario. Vuol dire che i pensieri necessari sono inutili? Inutili perché necessari o necessari perché inutili?
Noi bruchi siamo tutti un po’ filosofi, e i filosofi –si sa– non si contentano di pensare, ma vogliono pensare di pensare, di pensare… e così via fino a foglia finita. Ma qui la foglia è metafora del pensiero e –anche questo lo si sa– una foglia tira l’altra e nei casi migliori vien fuori un Platone, non a caso patrono di noi bruchi. Talvolta però ci capita anche di pensare a qualcos’altro che ai pensieri. Per esempio un momento fa pensavo che avrei fatto bene a continuare il rosicchiamento di questa foglia, che ormai non ci e rimasta quasi niente [i bruchi non sono notoriamente dei buoni letterati]. Ma, a pensarci bene, che cosa stavo pensando? alla foglia, al rosicchiamento? No, che ‘avrei fatto bene…’; pensavo cioè a un pensiero, cioè siamo da capo a dodici, o meglio a undici, tanti quanti sono i segmenti del nostro corpo, dipende però da come li si conta. Forse la nostra propensione per i pensieri concatenati dipende dal numero di anelli di cui è composto il nostro corpo. Ecco una nuova teoria filosofica che potrebbe spiegare il nostro stile di pensiero. Ci debbo pensare. E mi debbo pure spicciare prima che il pensiero di tutte queste settimane non se ne voli via come farfalla al vento…”

E mentre pensava queste cose, una capinera di passaggio mise fine all’alto volo del novello Platone.

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