venerdì 28 gennaio 2011

15. La forma


- Il concetto di forma comprende tutti quelli fin qui elencati (numeri 3-14) e molti altri ancora. Una trattazione non superficiale anche relativa ai soli postini prenderebbe uno spazio che non possiamo permetterci stando alle dimensioni medie che ci siamo dati per essi.

Allora non parliamone affatto.

È il tutto o niente, criterio massimalista che di regola porta al niente o peggio.

E quale sarebbe il peggio?

Lo scontro, la guerra. Ma non divaghiamo. Domandiamoci come si può parlare di forma senza arrivare al trattato, che, nel caso dei postini, sarebbe addirittura ridicolo. Affidandoci al senso formale.

Pensi che esista, sia possibile parlare di un senso della forma?

Le vespe vasaie (Eumenes) che svolazzano per casa ce l’hanno, dal momento che costruiscono dei nidi di argilla graziosissimi.

Siamo noi che li troviamo graziosissimi. Per loro e le loro larve sono solo funzionali. E per giunta la loro forma non è volontaria ma costruita per istinto, così come non è volontaria –e neppure istintuale– la forma affusolata di un cipresso.

Ed è così che si esprimerebbe in natura un ipotetico senso formale?

Che potrebbe rientrare tra i principi fondamentali della vita.

Anche i profili delle montagne e le onde del mare hanno una loro forma, che non si può attribuire a una attività biologica.

Di cui però possiamo formalizzare matematicamente i risultati, quelli attraverso la teoria dei frattali, questi attraverso la fisica newtoniana.

Quante cose sai!

Sono andato a scuola.

Quindi il senso della forma lo si acquista studiando.

Direi piuttosto osservando forme diverse, alcune codificate, altre no, ma soprattutto inventandole e divertendosi a inventarle.

E come si fa a sapere se una forma è buona per il suo contenuto oppure no?

Aspettando. Se il tempo porterà e soprattutto manterrà il consenso, la forma è buona, se non lo manterrà, non lo è, oppure richiede altro tempo e si va ai supplementari.

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