- Il concetto di forma comprende tutti quelli fin qui elencati (numeri 3-14) e molti altri ancora. Una trattazione non superficiale anche relativa ai soli postini prenderebbe uno spazio che non possiamo permetterci stando alle dimensioni medie che ci siamo dati per essi.
− Allora non parliamone affatto.
− È il tutto o niente, criterio massimalista che di regola porta al niente o peggio.
− E quale sarebbe il peggio?
− Lo scontro, la guerra. Ma non divaghiamo. Domandiamoci come si può parlare di forma senza arrivare al trattato, che, nel caso dei postini, sarebbe addirittura ridicolo. Affidandoci al senso formale.
− Pensi che esista, sia possibile parlare di un senso della forma?
− Le vespe vasaie (Eumenes) che svolazzano per casa ce l’hanno, dal momento che costruiscono dei nidi di argilla graziosissimi.
− Siamo noi che li troviamo graziosissimi. Per loro e le loro larve sono solo funzionali. E per giunta la loro forma non è volontaria ma costruita per istinto, così come non è volontaria –e neppure istintuale– la forma affusolata di un cipresso.
− Ed è così che si esprimerebbe in natura un ipotetico senso formale?
− Che potrebbe rientrare tra i principi fondamentali della vita.
− Anche i profili delle montagne e le onde del mare hanno una loro forma, che non si può attribuire a una attività biologica.
− Di cui però possiamo formalizzare matematicamente i risultati, quelli attraverso la teoria dei frattali, questi attraverso la fisica newtoniana.
− Quante cose sai!
− Sono andato a scuola.
− Quindi il senso della forma lo si acquista studiando.
− Direi piuttosto osservando forme diverse, alcune codificate, altre no, ma soprattutto inventandole e divertendosi a inventarle.
− E come si fa a sapere se una forma è buona per il suo contenuto oppure no?
− Aspettando. Se il tempo porterà e soprattutto manterrà il consenso, la forma è buona, se non lo manterrà, non lo è, oppure richiede altro tempo e si va ai supplementari.
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