sabato 22 gennaio 2011

12. La rarità


−Nella valutazione di autenticità di più lezioni a noi pervenute di un antico testo si dà importanza alla lectio rarior, alla forma più rara, meno ovvia, come quella più probabilmente corretta, non deformata dall’uso corrente.
−Un metro di giudizio assai aristocratico anche se in molti casi – letterariamente giustificatissimo! Ma nelle espressioni senza pretese di dignità letteraria ha senso privilegiare il termine e il costrutto più raro rispetto a quello comune?
−Mi domanderei piuttosto se ha senso porsi domande del genere senza specificare il dove e le circostanze dell’atto comunicativo nel suo insieme. Così suonerebbe storpio o fortemente ironico se dicessi: “Il destriero (anziché il cavallo) partì a razzo fino alla prima curva, poi inciampò e cadde rovinosamente.” Mentre tutto andrebbe bene nella frase: “Il destriero di Carlo V precedeva, anche se di poco, quello di Francesco I.”
−Anche la rarità di un termine e del suo uso va quindi valutata in relazione al contesto –espressivo e situazionale– in cui intendiamo inserirlo. Il consiglio è sempre lo stesso: badiamo alle parole e a come ce ne serviamo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è poi inoltre da chiedersi "dove" stia la rarità, è una cosa che si porta dietro il termine, che gli sta attaccato, quasi come una delle sue lettere? La rrità sembra piuttosto risiedere nella statistica, quante volte si usa questo termine invece che un altro? domanda tipicamente statistica. Ma la statistica che cosa è? é una scienza oggettiva, difficile rispondere, ma sicuramente ognuno ha una sua statistica personale....
Matteo

Anonimo ha detto...

Niente è più raro della vera bontà: quelli che credono di averla hanno in genere soltanto compiacenza o debolezza.
François de la Rochefoucauld
sarà vero?
walter

Rigobaldo ha detto...

Rarità... ha un lato evidente 'oggettivabile'... relativamente al tuo universo culturale locale, è chiaro... se un canguro ti taglia la strada in Queensland, Australia, non hai granché da raccontare, se invece te la taglia tra Poggio e Cantalupo... accipicchiaperbaccolino!!!

Ma c'e anche una rarità soggettiva, un mattino ti alzi e la scena che hai visto mille volte acquista improvvisamente una estraneità incomprensibile... Si è incrociato qualcosa, un momento di consapevolezza, e nulla sarà più come prima.

Siamo condizionati (evolutivamente, penso) per estrarre dal contesto ciò che è raro... potrebbe essere una minaccia, oppure potrebbe essere qualcosa di buono da mangiare, appena giunto a maturazione. Riconosco-distinguo...

Quindi... direi, non sopravvalutiamo la rarità analiticamente -ma non dobbiamo neanche trascurarla-, non cerchiamola neanche compositivamente -ma non dobbiamo neppure temerla-.

Che forse la roba più rara di tutte, espandendo il pensiero de la Rochefoucauld, sia la rarità medesima?

Cordialità,

Anonimo ha detto...

bello il quadrifoglio!